Dopo le giornate del 18 e 19 ottobre, la riappropriazione degli spazi è diventata finalmente protagonista per l’incontro di percorsi di lotta nell’intero paese. Partiamo da Bologna per la prima tappa della campagna nazionale NOI RESTIAMO, lanciata proprio in coincidenza della lunga settimana che ha preceduto lo sciopero del sindacalismo conflittuale e dei movimenti per l’abitare e la difesa dei territori. Tutto nella cornice della nuova occupazione abitativa di Via Irnerio 13/15.
Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui ha rivelato il proprio ruolo da protagonista un blocco sociale che richiede risposte ad esigenze e bisogni legati alla durezza della quotidianità, a cui si impone l’esigenza di dare corpo e consapevolezza all’oggettività dei percorsi specifici che lo compongono, per creare una nuova forza di rivendicazione di modelli sociali e politici alternativi. Si rivela dunque indispensabile legare le pratiche e le parole d’ordine dei militanti all’analisi e all’organizzazione di tale settore, sempre più composito e variegato per estrazione, per incidere a fondo nelle contraddizioni che non solo hanno contribuito all’alimentarsi della crisi che stiamo attraversando, ma che sono connaturate nel modello stesso di gestione del potere politico quanto economico. Le lotte sul territorio, le lotte stesse delle famiglie e degli individui che si trovano sfrattati, pignorati o costretti alla rincorsa di un modello di realizzazione sociale escludente, possono provare ora ad elevarsi ad un piano di rivendicazione collettiva di diritti sociali il cui mancato rispetto è sempre più clamoroso. Tutto come elemento unificativo che può e deve ricomporre un’area antagonista che negli ultimi vent’anni ha latitato nel prospettare piani di alternativa credibili e ad ampio spettro, sopperendo a una lunga frammentazione di soggettività che vedono oggi la possibilità di incontrarsi sul terreno materiale.
Ma la dinamicità di ogni percorso di rivendicazione non può che venire sedata se si mette al palo quella fetta di popolazione che in prima persona scrive il futuro di cui sarà protagonista: i giovani. La disoccupazione giovanile ormai oltre il 40%, la diffusione della contrattazione atipica e irregolare, lo smantellamento del welfare, unitamente alla ristrutturazione del sistema universitario accelerata dalle pressioni dell’Unione Europea dentro la crisi, portano all’emersione di una migrazione sempre più massiccia dai paesi che hanno voluto chiamare Pigs ai paesi del Nord Europa. La caratteristica più evidente di questa “nuova migrazione europea” sta nel dato che ad emigrare non sono più solo giovani lavoratori non specializzati, ma anche studenti e neolaureati in cerca di un lavoro che possa essere congruo al percorso di studi da loro intrapreso.
Questi dati, e il dibattito che portiamo avanti da anni anche con altri soggetti attivi nel Mediterraneo, come i compagni baschi e greci, ci hanno portato allo sviluppo di una parola d’ordine che va in controtendenza rispetto alla moda di cercare altrove soluzioni individuali ad una crisi che, in quanto generale, necessita di risposte generali.
Ci siamo assunti la responsabilità di dire “Noi restiamo!”. Proponiamo quindi una discussione sull’arginamento del fenomeno emigratorio, che vada inserito ovunque, in ogni sede appropriata, sviluppando pensiero nuovo che ci permetta di resistere al “discorso del padrone” di stampo europeista, ricordandoci che dobbiamo affinare proposte culturali che sappiano contemporaneamente arginare l’avanzamento di visioni più provinciali, quando non esplicitamente reazionarie e razziste, che su questi stessi temi propongono il culto della famiglia, del gruppo, della nazione e delle sue identità e radici.
Perché lotta e coscienza si nutrano vicendevolmente, devono entrambe sedimentare se auspichiamo la loro generalizzazione. Noi restiamo, e nelle lotte quotidiane indicheremo a tutti questa necessità, come unica possibilità affinché una collezione di rivolte spontanee diventi fonte per un cambio di marcia, affinché un accumulo di eventi sporadici dia vita a forme organizzate del dissenso e della proposta di alternativa.
Il nuovo centro studio di Via Irnerio vuole essere l’intreccio tra questo piano generale e la vita reale dei soggetti che miriamo ad incontrare. Condividiamo da sempre il punto di vista di chi pone la riappropriazione degli spazi urbani come campo di battaglia per le nuove forme dell’organizzazione di classe dentro la metropoli. Ci inseriamo in quest’ottica proponendo la creazione autogestita di un’aula studio aperta fino all’1.00 di notte con cucina annessa, una biblioteca popolare, un atelier e relativo spazio espositivo, una foresteria studentesca, lanciando la palla a tutti quei soggetti che da anni in città si sono espressi su questo piano. In questa nuova occupazione abitativa pensiamo di poter trovare la cornice perfetta per un punto di incontro con una lotta di cui rivendichiamo pienamente pratiche e contenuti, proponendo discussione politica all’interno di un’embrionale confederalità sociale, e con la speranza di poter contribuire a darle anche maggior forza e slancio, in perfetta sintesi tra la zona universitaria e un centro cittadino tutto da riconquistare.
“NOI RESTIAMO”, come parola d’ordine per una campagna che sappia costruire una nuova prospettiva di futuro, che passa necessariamente attraverso l’accettazione del terreno e dei luoghi di conflitto senza cercare altrove paradisi che oggi non esistono.
PROSSIMI APPUNTAMENTI di fine ottobre
– Lunedì 28, ore 21.00, Vag61: “18-19 ottobre: la mobilitazione continua” Assemblea Cittadina promossa da ASIA e Unione Sindacale di Base, con Paolo di Vetta, dei Blocchi Precari Metropolitani romani
– Martedì 29, ore 17, occupazione abitativa di Via Irnerio 13-15: “C.s.o. TerzoPiano: noi restiamo!” prima Assemblea di autogestione del Centro Studio Occupato, aperta a tutti e tutte
– Mercoledì 30, ore 18.30, occupazione abitativa di Via Irnerio 13-15: “Aperitivo d’inaugurazione del C.s.o. TerzoPiano”
Centro Studio Occupato TerzoPiano