Archivi tag: università

Start Up Day presenta: il lavoro nel mondo reale

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Qualche volantino contro lo Start Up Day e la sua retorica tutta ideologica, nella stessa piazza in cui contemporaneamente a una delle troppe sigle fascio-leghiste è stato concesso di far la sua becera propaganda, ha portato la polizia e un’amministrazione cittadina senza ruolo a dare il beneplacito a Dionigi: lui può continuare indisturbato la sua kermesse elettorale senza alcuno spazio al dissenso, così come Insieme Bologna è tutelata nel portare avanti messaggi d’odio e discriminatori.

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Povera università, ridotta a nominare la “Miss Chirurgia Plastica”…

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Non c’è bisogno di ricordare al grande pubblico quali sono i meriti che il nostro sistema universitario, da qualche anno a questa parte, può annoverare nel proprio curriculum: preparazione al lavoro gratuito, organizzazione aziendale della formazione, mercificazione del sapere.. Ma da oggi l’università nostrana potrà vantarsi anche di patrocinare un concorso di bellezza.

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Contro il revisionismo, contro chi chiude la bocca alla storia

56ef2e28a39e1f60482092a1713c34b5_LOggi, 10 febbraio: giorno del ricordo, ovvero del revisionismo storico di matrice razzista e fascista, l’università di Bologna chiude la bocca a chi cerca di portare informazione e cultura in mezzo a questa colossale operazione di revisionismo storico.
Gli studenti della campagna Noi Restiamo occupano l’aula 3 di Piazza Scaravilli per permettere lo svolgimento di un’iniziativa di approfondimento storico regolarmente prevista nel pomeriggio.
Questa mattina il preside Orsi della Scuola di Economia ha deciso infatti di vietare l’iniziativa. E’ questa la “partecipazione studentesca” immaginata dal preside Orsi e dal rettore Dionigi, paladini di Renzi e dell’UniPD.
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Bologna. A proposito di feste, socialità, iniziative e sapere critico in università: postilla

La campagna Noi Restiamo vuole aggiungere una postilla agli attacchi della stampa cittadina della scorsa settimana volti a screditare i movimenti sociali e chiudere gli spazi di aggregazione universitari. A nostro parere si sta attuando un capovolgimento del reale, facendo passare la chiusura di questi spazi conquistati dagli studenti all’interno delle facoltà come un fattore democratico, che mira alla tutela dei cittadini.

Ci sentiamo di fare questa puntualizzazione per rispondere a un articolo in particolare, in cui si attacca la festa universitaria del 4 novembre in Strada Maggiore 45 e il “degrado” che ancora una volta ha caratterizzato quella zona.

Scriviamo queste poche righe perchè di degrado non si tratta, né di una festa universitaria qualsiasi: il CSO Terzopiano e la campagna Noi Restiamo si rivendicano l’organizzazione della festa antimilitarista del 4 novembre, proprio nel giorno dell’autocelebrazione delle forze armate, e che quest’anno coincide col centenario della grande guerra: una doppia ricorrenza che più macabra non si può proprio concepire, in cui si celebra la partecipazione al massacro di milioni di giovani, lavoratori, contadini sacrificati nello scontro per l’egemonia fra le potenze imperialiste e le loro borghesie nazionali. Alla festa del 4 novembre abbiamo legato inoltre un incontro intitolato “1914-2014: gli apprendisti stregoni dell’imperialismo portano di nuovo alla Guerra” svoltosi all’interno del CSO Terzopiano a cui ha partecipato anche Giorgio Gattei, docente di Storia dell’economia all’Unibo.

Consideriamo pertanto l’università un luogo libero e plurale, dove poter esprimere il dissenso, e ci opponiamo a un’idea di istituzione formativa che legittima e promuove l’individualismo. Lo sviluppo del pensiero critico dovrebbe essere una prerogativa dell’università.. e se questa non lo fa, continueremo a farlo noi.

Noi Restiamo

“No al career day”, blitz sulla torretta del ponte Matteotti

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Il 4 e 5 marzo si celebra a Bologna il matrimonio tra università e aziende, tra offerta e domanda di lavoro. Questa dovrebbe essere la candida immagine del Career Day, almeno secondo la martellante campagna mediatica che come ogni anno l’Unibo ci ha costretti a subire per mesi. Un circo che terrà banco in un contesto in cui l’Italia registra un tasso di disoccupazione giovanile del 43%, in cui il lavoro atipico è il paradigma di smantellamento delle tutele per la dignità e la sicurezza dei lavoratori, in cui il patrimonio industriale e produttivo sta venendo letteralmente mandato in fumo da questa crisi, in una guerra silenziosa ma non priva dei suoi cadaveri. Non ci è quindi andata giù l’idea di essere ancora una volta le scimmiette di questi saltimbanchi, e oggi ci prendiamo anche noi lo spazio in città per dare visibilità alle voci e alle speranze degli studenti, per squarciare la tela di questa buffonata di cui vorrebbero renderci taciti attori. Dall’alto della torretta di ponte Matteotti lanciamo una chiamata al mondo della precarietà giovanile, perché possa trovare qui un megafono attraverso il quale parlare i suoi linguaggi, portare i suoi contenuti, rivendicare le proprie aspettative in antitesi alla trama ideologica padronale scritta per il padiglione 31 del distretto fieristico. Lanciamo il nostro bengala anche agli studenti delle scuole superiori, che negli stessi giorni vengono portati in gita nella pancia del mostro, e ci auspichiamo che possano coltivare un’alternativa alla negazione di futuro e alla differenziazione sociale che verrà proposta loro negli stand fieristici.

Ci vorrebbero far credere che la soluzione alla crisi di questi anni sia un mercato del lavoro dominato da precarizzazione selvaggia, come proposto nel Jobs Act renziano, a tutto guadagno di chi può spremere un dipendente fino a estrarne tutto l’utile possibile e poi buttarlo via come un giocattolo vecchio. Fanno passare tutto questo immaginario reazionario nella mente degli studenti con un’iniezione mediatica, culturale e ideologica, abituandoli sempre più a “rincorrere l’occasione”, che sia uno stage, un contratto schiavista camuffato da progetto, il miraggio dell’espatrio all’estero verso paradisi che oggi non esistono. Le generazioni che subiscono tutto ciò hanno invece bisogno di sottolineare il ruolo determinante assunto nell’attuale scenario di crisi occupazionale dalla suddivisione internazionale del lavoro, nelle forme in cui da decenni si è andata a delineare con l’avvio del processo antidemocratico di accentramento continentale, accelerato dalla competizione dei mercati nella crisi e dalla frantumazione del mondo unipolare verso la costruzione del polo imperialista europeo. Per di più, un evento come il Career Day assume rilevanza particolare in una città come Bologna, dove trova la sua sede il Bologna Process, tassello fondamentale nella costruzione di questo scenario, e dove il rettore dell’università è in prima fila ad offrire il proprio ateneo, e quindi migliaia di vite, come cavia da laboratorio per la riforma Gelmini, che della dismissione dell’istruzione pubblica ed egualitaria ha fatto un cavallo di battaglia, del lucroso rapporto dei privati nei dipartimenti e del profitto sulla pelle degli studenti una bandiera. Fintanto che non rinnegheranno, combatteranno e stravolgeranno tuttò ciò, finchè protagonista del loro operato non sarà il mondo della formazione, della ricerca in senso solidale e negli interessi delle generazioni che subiscono la crisi e ne risultano escluse dal proprio stesso futuro, in competizione impari tra le parti, nessun rettore e nessun ministro di governo potrà parlare di studenti e istruzione senza sapere di mentire.

Non ci pieghiamo quindi a questo modello assassino di organizzazione del lavoro, di cui il Career è il tempio ideologico per il quale università e aziende non disdegnano di spendere soldi a valanga, lanciamo anche su Bologna la manifestazione nazionale che attraverserà la capitale il 12 aprile, che sarà un’aperta dichiarazione di opposizione e conflitto agli apparati che stanno imponendo a livello sociale europeo austerity, disoccupazione e criminalizzazione delle lotte, che si incentrerà ancora una volta su reddito e lavoro, due questioni che non vediamo affatto contrapposte – come vorrebbero governo e poteri forti – soprattutto afronte di una disoccupazione di massa e di un lavoro sempre più precarizzato con la complicità dei sindacati concertativi.

Studenti, lavoratori, disoccupati, giovani precari bolognesi per la campagna “Noi restiamo”