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Perchè leggere oggi IL CAPITALE?

 

gattei

 

 

Una formazione generale deve tentare di guardare al mondo nella sua completezza, senza il timore di non essere all’altezza (o ancor più, onniscienti) ma delineando le linee guida per un’interpretazione di classe degli avvenimenti più disparati. Al lato opposto, la formazione particolare, specifica su un dato argomento, si realizza a partire dalle esigenze della pratica.

Partendo da questo assunto, la campagna Noi Restiamo si pone l’obiettivo di valorizzare costantemente i momenti di informazione e formazione affinché, in prospettiva, gli attivisti politici e sociali che vi aderiscono possano avere gli strumenti per non trovarsi impreparati di fronte a situazioni nuove. La chiave di lettura sarà sempre e necessariamente la differenziazione di classe che sostiene il sistema capitalista, la dialettica intrinseca negli avvenimenti che lo caratterizzano, e un metodo scientifico che sappia tenere conto di tutto questo e raccordarlo con le possibili ipotesi di intervento che ogni compagno deve saper agire sul reale.  Allo stesso tempo, occorre sostenere un piano di pratica adeguato alle naturali caratteristiche dinamiche del soggetto giovanile, che è tanto riferimento esterno quanto attore interno della campagna.

Le illusioni  in merito alla fine della dialettica storica tra classi sociali si sono rivelate fallaci. Gli ideologi dei think-thank neo-liberali che dopo il crollo dell’unione sovietica avevano scommesso sull’armonioso dispiegarsi della globalizzazione dei mercati a guida statunitense, sono stati smentiti  dall’instabilità finanziaria che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni, culminata con lo scoppio della crisi sistemica nel 2008.

L’opera a cui a K. Marx ha sacrificato,  per sua stessa ammissione, “la salute, le gioie della vita e la famiglia” *, ovvero Il Capitale, ci insegna che l’instabilità del capitalismo e le sue crisi ricorrenti non trovano adeguata spiegazione nel pensiero economico borghese, che considera le crisi come perturbazioni temporanee e non come fenomeni intrinseci all’accumulazione capitalista.Elemento fondante dell’analisi marxiana, fin dall’inizio del movimento comunista, è la centralità della classe operaia nel processo di produzione, il plus-lavoro come unica fonte del profitto da cui deriva la ripartizione dei redditi sociali; è quindi un dato che si traduce immediatamente sul piano politico-organizzativo ed elegge la classe dei produttori a soggetto sociale capace di guidare un processo di emancipazione collettiva.

Di fronte all’arretramento delle forze di classe in occidente e alla scomposizione del mondo del lavoro, riteniamo necessario recuperare l’impostazione marxiana e gli strumenti che essa ci offre per rilanciare un lavoro culturale e politico che ci consenta, in quanto comunisti, di essere all’altezza dei tempi. Comprendere il portato generale e ancora terribilmente valido delle pagine di Marx, epurate dalla ovvia patina del tempo e dal diverso contesto specifico di riferimento, può essere una strada avvincente sulla quale procedere rigorosamente verso la riappropriazione di un patrimonio ancora tanto vivo.

Come campagna Noi Restiamo abbiamo organizzato un ciclo di incontri col professore Giorgio Gattei sui tre libri che compongono Il Capitale, in continuità con il corso portato avanti ormai da settimane dai compagni di Torino e dal professore Riccardo Bellofiore. L’iniziativa è inserita nel quadro d’intervento che ci siamo posti sulle fasce giovanili, come momento di “alta” formazione capace di restituirci la logica complessiva della  realtà in cui  stiamo intervenendo: dal concreto risalire all’astrazione, per poi ritornare nella pratica con strumenti più appropriati, derivati dalle lenti marxiane. Crediamo che questo ci consenta di dare un taglio di classe agli avvenimenti che stiamo affrontando e comprendere la dialettica tra momenti “particolari” e   logica “generale” del modo di produzione capitalista.

La costruzione di un’alternativa è il punto fondamentale del nostro discorso politico. Nel mare delle battaglie, opposizioni, proposte che portiamo avanti, la possibilità di immaginare e proporre un’alternativa si configura esattamente come il punto mediano tra l’abbattimento del discorso del padrone, e quindi la nostra autonomia culturale, e la costruzione di una nostra identità pienamente e consapevolmente di classe e popolare. La battaglia culturale è battaglia ideologica, e questa di declina in identità. Come? Quando? Nella lotta consapevole, informata, formata.

Noi Restiamo – Bologna

* Lettera di K. Marx a S. Meyer, 30 Aprile, 1867

Comunicato Cso Terzopiano

A una settimana di distanza dal presidio agli uffici amministrativi della proprietà dello stabile di via Irnerio e alla loro dichiarata e chiara intenzione di avviare la procedura di sgombero a tutti i costi, si è svolta oggi una nuova giornata di lotta e rivendicazione sotto il comune di Bologna.

Con gli occupanti di via Irnerio 13 e delle scuole Ferrari, ASIA-USB e gli utenti dell’aula studio abbiamo palesato le nostre intenzioni: una richiesta di incontro con la giunta per avere risposte sull’emergenza abitativa e sulla requisizione degli stabili sfitti. Per tutta risposta il consiglio comunale riunito a Palazzo D’Accursio concede un incontro con l’assessore alla cultura Ronchi: evidente il tentativo di non prendere sul serio le rivendicazioni portate dal presidio. E’ per questo che un gruppo di compagni e di abitanti resistenti sono entrati nella sala di consiglio e l’hanno interrotto, esigendo di avere un confronto quantomeno con gli assessori competenti Malagoli e Frascaroli che negli ultimi mesi hanno speso belle parole e promesse di mediazione e disponibilità. Eppure la risposta è stata di chiusura: la presidente dell’assemblea, come riportano i giornali, si rifiuta di dialogare in quanto sostiene che “finchè manterranno questo atteggiamento, io non intercederò per loro”, mentre fuori del palazzo, al tentativo del presidio di portarsi all’interno, la risposta è esemplificata da spintoni con gli scudi e calci da parte delle “forze dell’ordine” schierate in gran numero.

E’ stata solo la determinazione della delegazione in consiglio comunale e del presidio che non si è disperso dopo i momenti di tensione a costringere al confronto l’amministrazione comunale tramite l’assessore Malagoli. Ancora una volta sono state portate le richieste del movimento di lotta per la casa: moratoria sugli sfratti, sanatoria per le occupazioni abitative presenti sul territorio, ma soprattutto la requisizione degli stabili sfitti come soluzione all’emergenza abitativa in atto.

A quanto pare però l’amministrazione cittadina non è determinata ad assumere posizioni e responsabilità politica, di cui sarebbe investita, di fronte alla cittadinanza e alle problematiche sociali, mantenendo una linea di ambiguità che nei fatti favorisce il profitto privato e gli speculatori, rifiutando anche solo di prendere in considerazione soluzioni concrete e reali: e’ proprio all’interno di questa cornice che leggiamo lo scarico di responsabilità fra l’amministrazione, la prefettura e la proprietà. E’ per questo che crediamo che la costruzione di un’alternativa reale alle problematiche sociali, politiche e culturali non possa che continuare a svilupparsi all’interno delle lotte e degli spazi che vedono il confronto e l’organizzazione collettiva come punto centrale nonostante le difficoltà, gli errori e le carenze possibili. E’ questo lo stimolo che sta alla base del Cso Terzopiano, come di tutti quei cantieri ed esperienze che al proprio interno siamo riusciti e stiamo facendo vivere, a partire dall’aula studio passando per le proeizioni, l’atelier, Radio Machete, i momenti di socialità, il tentativo di mantenere un livello di discussione politica alta e inclusiva nell’assemblea settimanale e la quotidiana collaborazione con ASIA per la gestione dell’occupazione.

“Noi Restiamo” rimane la nostra parola d’ordine ora più che mai, perchè percepiamo il bisogno di dare continuità a percorsi di dialogo e crescita politica laddove questi vengono consapevolmente negati dalle istituzioni nazionali e continentali, relegando le classi popolari a spettatori inermi su cui scaricare i costi del mantenimento dello stato di cose presente, ponendo oramai di fronte a scelte obbligate: restare e subire o rincorrere il sogno di migrazioni impossibili. E’ proprio questa catena che vogliamo e dobbiamo spezzare, dando forma ad altre scelte, ad altri modelli di vita e società che invece crediamo possibili e che non si arresteranno davanti a minacce di repressione o sgomberi. Non abbiamo la presunzione di essere sufficienti a farci carico di una rivendicazione totalizzante e onnicomprensiva, il solo modo per continuare questo percorso è la connessione e la solidarietà tra esperienze e lotte già presenti e radicate così come in via di strutturazione. Dare organicità a ciò che si muove nel panorama antagonista deve essere l’obiettivo di chiunque voglia impostare un discorso che sia nel più puro dei sensi politico, e in questo senso percepiamo l’importanza di segnali come l’appuntamento lanciato dalla mensa popolare “eat the rich” per un pranzo in solidarietà all’occupazione di via Irnerio mercoledì 22 a Vag 61. Così come il rapporto intrecciato con il comitato No People Mover, che denuncia un’altra realtà di sfruttamento dei contributi pubblici per la realizzazione di opere inutili e dispendiose.

Ribadiamo pertanto la nostra determinazione a non cedere di un passo nella nostra lotta, tanto quella per mantenere lo spazio conquistato in via Irnerio quanto la prospettiva più generale che costruiamo e continueremo a costruire a dispetto di ogni porta chiusa che troviamo sulla nostra strada.

Centro Studio Occupato TerzoPiano

Via Irnerio, la “soluzione” del Comune è un tavolo di confronto

Messa alle corde dalla protesta di ieri, l’amministrazione chiede al Sant’Orsola di posticipare lo sgombero. Gli occupanti: “nessuna soluzione concreta, solo uno scarico di responsabilità”.

asia2Con una nota congiunta degli assessori alla casa e alle politiche sociali, diffusa in giornata, il Comune prova a intervenire nella vicenda del Cso Terzo Piano, sotto sgombero da parte dell’Azienda Ospedaliera Sant’Orsola. I due assessori fanno sapere di “essersi attivati” nei confronti della proprietà perché sospenda per il momento le operazioni di sgombero, in attesa della convocazione da parte del Prefetto di un tavolo di discussione “sul tema dell’emergenza abitativa in città”, che dovrebbe coinvolgere gli enti pubblici proprietari di immobili sfitti.

Sostanzialmente nulla di nuovo dunque rispetto a quanto affermato già ieri, in un incontrocon gli occupanti del Cso Terzo Piano a seguito della protesta di questi ultimi in consiglio comunale. L’Amminstrazione, messa alle corde dalle lotte di questi mesi e dai numeri dell’emergenza abitativa, prova a prendere tempo, mascherando la mancanza di qualsiasi risposta concreta dietro l’attivazione di presunti percorsi di mediazione. Un gioco allo scarico di responsabilità tra istituzioni cittadine che tra l’altro ricorda molto da vicino le vicende di un anno fa dello sgombero di Bartleby, quando il Comune si pose in un ruolo di finto mediatore tra il collettivo e l’Università, e di fatto avallò lo sgombero dello spazio sociale di via Petronio Vecchio. Si ripropongono le stesse dinamiche?

La nota arriva come tentativo di risposta alla giornata di protesta di ieri quando gli occupanti di via Irnerio, insieme a quelli delle scuole Ex Ferrari e ad Asia Usb, hanno portato a Palazzo d’Accursio le ragioni della loro lotta, trovando la porta sbarrata da un ingente spiegamento di polizia. Solo dopo che con grande determinazione i manifestanti sono riusciti a far entrare una delegazione all’interno del palazzo l’Amministrazione si è sentita in dovere di dare una risposta.

Centro Studi Occupato Terzopiano nell’occupazione di via Irnerio

Dall’occupazione di via Irnerio nasce un centro studi, che propone aula studio, biblioteca, atelier, foresteria, e l’avvio di una discussione sul fenomeno migratorio di studenti e lavoratori dal sud al nord dell’Europa. Solidarietà da Taksim.

Ancora un importante momento di riappropriazione a Bologna. Come studentato occupato Taksim esprimiamo piena solidarietà al Sindacato Asia-Usb e alle famiglie che questa mattina (ieri, ndr) hanno occupato uno stabile abbandonato in via Irnerio.

Mentre la crisi si fa sempre più stringente, tra precarietà, disoccupazione e lavoro nero, le istituzioni si dimostrano totalmente incapaci di dare risposte, o forse nemmeno le vogliono dare, alla necessità di reddito e, purtroppo sempre più spesso, al problema abitativo.

Nell’impossibilità, per fasce sempre più consistenti della società, di farsi carico di un mutuo o di affitti sempre più alti, crediamo che la riappropriazione sia la strada che in tanti e tante, collettivamente, possiamo praticare. E’ anche di quello, infatti, che ci parla la grande giornata di sollevazione del #19o. Per questo continuiamo a chiedere a voce alta, senza possibilità di mediazione, il blocco immediato degli sfratti per morosità.

Come studenti e studentesse che a partire dal 15 ottobre hanno decisio di occupare uno studentato per far fronte ai biosogni di chi, come noi, vive ai bordi tra università e metropoli, tra la dismissione dell’università e le condizioni di vita sempre più precarie, salutiamo e sosteniamo la nuova occupazione di Via Irnerio.

Studentato Occupato Taksim

da zic.it