Le cronache delle nostre città continueranno a parlarci di famiglie sfrattate (anche se, a detta di legge, “incolpevoli”) costrette ad accettare le improbabili soluzioni proposte dai servizi sociali, continueranno a parlarci di canone concordato (che favorisce solo i proprietari) e di housing sociale (che favorisce cooperative e costruttori), e per i disoccupati, i precari, i lavoratori che subiscono riduzione di orario, rimangono solo la marginalità e la perdita della casa, con le conseguenze che questo comporta: perdita della residenza e dei diritti connessi, quali salute, scuola, voto, permanenza sul territorio italiano ecc. In questa situazione, solo la lotta e l’autorganizzazione orizzontale dal basso possono contribuire a costruire capacità di resistere al peso immane di questa crisi e quindi capacità di imporre trasformazione politica in vista di un mondo basato sul benessere sociale piuttosto che sul profitto.