Ieri, nell’aula bunker delle Valletta a Torino si è svolto l’ennesimo attacco repressivo nei confronti del movimento No Tav: quasi 150 anni di condanna per 53 compagni che, come tanti, hanno manifestato quel 3 luglio del 2011 per difendere la Val Susa da quell’opera distruttiva e criminale che è il TAV.
Una sentenza che, come ha detto il movimento No Tav, sa tanto di vendetta da parte dello Stato, di quello Stato che criminalizza i movimenti di resistenza popolare che lottano contro un’opera già largamente dimostratasi inutile e dannosa, emblema di quel circo di interessi che sono le grandi opere in Italia in cui si mischiano le grandi lobby del cemento italiano, con a capo le coop “rosse” riconducibili al PD, e grandi interessi mafiosi.
Uno Stato guidato da un Governo servo dell’Unione Europea e dei diktat della Troika, capace di imporre tagli e misure draconiane contro le classi più deboli, ma che investe in inutili progetti di distruzione del territorio tramite lo Sblocca Italia.
Un governo guidato da un Partito “Democratico” che negli ultimi anni ha utilizzato tutti i suoi mezzi di influenza, anche nella magistratura, per combattere e reprimere la resistenza popolare del variegato movimento No Tav, militarizzando la Val Susa come se fosse una zona di guerra
Dal canto suo la magistratura continua a processare e condannare compagni e compagne per giuste azioni di resistenza, arrivando a criminalizzare persino chi offre un appoggio intellettuale, come Erri De Luca (a giorni a processo per “istigazione a delinquere”) o il giornale online Contropiano (a cui sono arrivate le querele di Caselli)
Diamo la nostra piena solidarietà ai compagni e alle compagne condannati/e in questo processo ben sapendo che questo non è solo un attacco al movimento No Tav, ma a tutte quelle forme di resistenza popolare che stanno nascendo in questo paese, un attacco a chi si ribella e si mette di traverso ai progetti della classe dominante.
La repressione al movimento NoTav non è che l’ennesima tappa del processo di progressiva chiusura di tutti gli spazi per il dissenso, siano essi a livello politico o sindacale, operata dal governo sostenuto dal PD e dalle altre compagini sotto l’egida dell’Unione Europea.
Su questo pensiamo si debba aprire un discorso ampio e condiviso fra tutti coloro che si battono per il cambiamento del presente stato di cose.
Come ci mostrano i No Tav, la lotta non si arresta!
A sara dura!