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Ancora sgomberi, ancora abusi di potere

121711198-2f8d2a5f-c343-4f79-9ca9-b2334f285756Il 17 giugno abbiamo assistito all’ennesimo abuso da parte delle forze dell’ordine, fatto a cui dovremmo essere abituati ormai ma che ancora ci sgomenta. Due occupazioni, una abitativa e l’altra un circolo di quartiere, sono state brutalmente sgomberate. In questo momento cinque persone si trovano per la strada e il quartiere Bolognina ha perso un luogo di aggregazione e riflessione politica.
Ma ciò che più ha colpito chi, come noi, era li in quelle ore è stata la condotta del corpo dei vigili del fuoco, che già da qualche tempo si rende complice di operazioni puramente politiche. Ci auguriamo che l’eccezionale violenza e la veemenza dello sgombero di ieri non diventino la norma.
Il CSO Terzo Piano – NOI RESTIAMO esprime solidarietà ai tre compagni che ora si trovano in carcere. Finire in carcere per un’occupazione abitativa è inaccettabile.

28 giugno, 11 luglio: due le date, una sola l’ipotesi

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Il lancio del Controsemestre europeo, con la manifestazione nazionale del 28 giugno, e la mobilitazione contro il vertice sulla (dis)occupazione giovanile dell’11 luglio ci hanno offerto diversi spunti per un ragionamento complessivo

SUL PIANO DELLA CONTROPARTE

La presidenza semestrale italiana dell’Unione Europea è alle porte, e con essa la partita politica che il suo alfiere Renzi si appresta a giocare in quell’arena. Schiacciato dagli insediamenti tra le poltrone dell’europarlamento, passaggi di consegne dentro la Commissione e nomine al suo interno, sarà questo un semestre poco fattivo. Ma non aspettiamoci che il fiorentino, nel gorgo della burocrazia istituzionale, abbia dunque intenzione di giocare in modalità “low profile”. Sarà anzi a maggior ragione l’occasione per mettere in scena il meglio del repertorio della sua compagnia teatrale. Una prova, quindi, dal taglio squisitamente politico, per l’establishment incaricato di portare a compimento la normalizzazione dell’anomalia italiana e di traghettare sulla penisola le politiche comunitarie, per il suo partito e per i suoi organi di costruzione del consenso, per il Pd e per Repubblica, in cui muoversi a suon di annunci ed eventi mediatici per ricostruire un’immagine d’Unione Europea più spendibile e comunicativa. Tutto ciò con lo scopo di realizzare con maggiore agilità le direttive dei suoi organi centrali. Un intento dichiarato più volte in questi mesi, rafforzato ora da quella grande macchina dei sondaggi attivata per l’elezione del parlamento fantoccio di Strasburgo (sebbene i risultati siano falsati dal rilevante dato astensionistico), e accelerato dalle nuove, ennesime raccomandazioni della Commissione Europea.

Ma, sebbene gli attuali sviluppi della finanziarizzazione dell’economia di fronte a una crisi sistemica di lunga gestazione non permettano grandi virate alla direzione fin qui impressa all’UE, anche i garanti del suo progetto costituente si dimostrano oggi più flessibili. La Merkelstessa, nel nuovo scenario post elettorale, si è trovata per la prima volta disposta a non rinnovare il monito al rigore mentre all’Eurotower le veniva illustrato il serio rischio di un periodo di deflazione.Renzi, forte dell’ormai realistica possibilità di rompere gli asfissianti vincoli dell’austerità che fanno perno sul limite del 3% di disavanzo primario, propone ormai di “sbloccare l’Italia”, ovvero, diciamo noi, di scardinare definitivamente la Pubblica Amministrazione, svendere ulteriormente il patrimonio pubblico e privatizzare maggiormente i servizi, allargare le maglie normative entro cui rendere semplicemente legale la speculazione sulle grandi opere in cui sono coinvolti anche pezzi del suo apparato di potere (quel mondo delle cooperative rappresentato dal ministro Poletti), come appare dagli attuali sviluppi giudiziari di vicende che domani saranno dunque la regola. Portare quindi il definitivo attacco al lavoro subordinato, dopo aver sistemato l’apparato istituzionale. Rilanciare l’accumulazione con le briciole possibili, sulle spalle dei soggetti più deboli (ulteriormente schiacciati dall’assenza di corpi intermedi capaci di reggere il peso dello scontro).

SUL PIANO DELLE SOGGETTIVITA’ DI CLASSE

Si vede a questo punto quanto sia miope puntare tutto su un’impostazione incentrata solo sulla critica dell’”austerità”, anziché di rottura in campo europeo. Tutti sono ora per un “cambio di passo”, quindi in questo modo sarà alla lunga quasi impossibile esprimere e far capire una distinzione reale rispetto alle impostazioni dominanti.

Dobbiamo rovesciare il tavolo per portare al centro del discorso politico la precarietà delle vite di coloro che costruiscono la ricchezza di questo modello continentale di sviluppo, ma accomunati dal viverne con maggior durezza i colpi della sua crisi che si fa sistema. L’iniziativa, o meglio la serie di iniziative, assemblee, eventi, momenti d’analisi e di confronto, di lotta e riappropriazione, di condivisione e organizzazione, che saranno lanciate con un massimo comune denominatore d’intesa dalle realtà che hanno aderito al Controsemestre europeo, delineano al momento la possibilità di uno spazio di azione politica più avanzato nel panorama dell’antagonismo nostrano. In questa cornice è possibile partire dalla materialità del conflitto che pratichiamo quotidianamente per garantirci un’esistenza che vada oltre la sopravvivenza, e indirizzarlo direttamente al cuore del problema: la costruzione sullo spazio geografico europeo di un’impalcatura politica oligarchica che non è certamente l’unica possibile, e i cui trattati marchiati con una lega inossidabile sono altrettanto certamente irriformabili. Fintanto che questa impalcatura opererà, produrrà tutti i risultati di cui il capitalismo europeo oggi ha bisogno per poter sopravvivere, che parlano tutti di sfruttamento e delle sue diverse declinazioni. Uno spazio di soggettivizzazione della classe non può che ripartire  dalle sue lotte quotidiane, individuando gli esecutori degli attacchi che subisce ogni giorno, tentando la ricomposizione nell’inevitabile rilancio al mittente di quegli attacchi stessi. Individuando dunque un nemico che ha bisogno di un’identità definita, quale quella dell’Unione Europea come cabina di regia di tutto ciò che si muove sotto di essa.

L’AZIONE POSSIBILE

Sulla cresta di una (tutta supposta) opposizione all’attuale indirizzo delle istituzioni comunitarie, abbiamo assistito in questi mesi a un tentativo elettorale della sinistra socialdemocratica italiana egemonizzato da chi ha interesse a non cogliere il carattere irriformabile dell’Unione Europea, sapendo di lavorare (coscientemente) per il re di Prussia. Questo riscontro non deve  però farci temere che il fatto di mettere le mani in pasta sul tema del ruolo dell’Unione Europea debba essere percepito necessariamente come tatticismo poco comprensibile all’esterno delle strutture politiche, assimilabile a quello dei salotti “radical chic” di cui sopra. Deve anzi alimentare il nostro coraggionel lanciare un appello ben definito a quelle forze che poco a poco stanno delineando i contorni di quel blocco sociale che si era intravisto nelle giornate dell’ultimo autunno, e che la crisi ha saputo unire anche oltre le nostre capacità soggettive. Forze che però sono alla ricerca dell’altra metà della medaglia, di una rappresentanza di cui essere parte attiva, che parlando i propri linguaggi sappia anche indicare un domani alternativo oltre agli obiettivi praticabili nell’immediato.  Un clima culturale come l’attuale – che si vuole anti-ideologico o post-ideologico – favorisce la tendenza, erronea ed opportunista, a ricercare solo alcune categorie d’analisi e di proposta per un percorso antagonista. Si accetta così il presupposto che sia possibile maturare, poniamo, un orientamento strategico significativo, senza con ciò stesso accogliere un certo atteggiamento tattico e non un altro, una certa maniera di concepire la storia e non un’altra. Insomma, che sia possibile separare e annacquare gli ambiti della vita politica e sociale, quando invece, di fronte asoggetti informati ma disgregati, su cui la nuova classe dirigente transnazionale cerca di operare una poderosa campagna di distrazione di massa, dovremmo piuttosto porci il problema di rendere comprensibile e semplice ciò che già essi percepiscono: l’Unione Europea è il problema, non la soluzione. L’unica strategia per noi possibile è la sua rottura. Procrastinare il momento in cui lavorare su questa necessità e sui suoi strumenti organizzativi equivale a perdere tempo prezioso in cui dotarsi degli attrezzi necessari a respingere lo scontro dall’alto che già stiamo subendo.

Seppur si cercasse di aggirare le forme necessarie della politica e dell’organizzazione, esse ci pioverebbero immediatamente addosso sotto una scrosciante grandinata di repressione. Già avviata magistralmente sui territori, pronta a riversarsi sulla mobilitazione di quest’estate, per la quale sono state revocate le ferie a militari e polizia, mentre pare che alle frontiere Schengen possa essere temporaneamente sospeso. Allo stesso modo, è chiaro che pur volendo aggirare la questione europea, essa rientra dalla finestra nel momento in cui il vertice che contrasteremo a Torino è appunto la convocazione di una delle istituzioni maggiormente valorizzate dal Trattato di Lisbona, il Consiglio Europeo. Una volta ancora verifichiamo che l’UE è l’approdo di ogni ragionamento, il tappo sotto cui si controlla lo sviluppo dei rapporti di produzione.

Inoltre, qualora non intervenissero le soggettività di classe a portare discussione e battaglia su un terreno vasto come quello aperto dalla presenza e dall’operato dell’Unione Europea, ci penserebbero (e già da tempo le vediamo in azione) le forze reazionarie, capaci di aggregare su altre linee di rottura, come il nazionalismo, la xenofobia e il clericalismo. Al punto che, se il quadro uscito dalle urne di fine maggio assumesse contorni sempre più definiti, ci troveremmo di fronte uno scenario da Europa degli anni ’30, ma senza la presenza fondamentale di una soggettività rivoluzionaria organizzata sul piano internazionale.

CONCLUSIONI

Come la classe dirigente evita il più possibile di riprodurre tra le sue fila la stessa alienante divisione tra tecnica ed elaborazione teorica a cui le logiche del capitale relegano la massa degli sfruttati, allo stesso modo rompere quella dicotomia dentro la militanza significa vivere la politica come piano d’incontro dei diversi fronti, non come appiattimento su uno solo di essi. Ciò non esclude, anzi rafforza l’ipotesi di un lavoro collettivo che sappia prevedere tanto le lotte parziali quanto l’individuazione di una lettura generale da riportare nelle mobilitazioni e da intendersi come forza aggregante e non escludente.

Da un lato, quindi, ci troviamo obbligati a riconoscere le forme che oggi assumono l’eterodirezione delle nostre vite, i suoi attori fondamentali e i suoi esecutori materiali, nei centri di comando dell’Unione Europea e alle nostre latitudini tramite il Pd. Ecco il senso della costruzione delControsemestre europeo, a partire dalla data fondamentale del 28 giugno a Roma. Non si può però perdere di vista la contraddizione primaria, di cui la disoccupazione giovanile e la conseguente questione generazionale sono gli epifenomeni principali sui quali andare a portare scontro culturale e pratiche di militanza “partigiana”, e dai quali rilanciare proposta politica, in piena continuità con il dna stesso della campagna Noi Restiamo. Qui il senso della nostra adesione alla data dell’11 luglio a Torino, consci che una sua buona riuscita ci obbligherà tutti a ragionare sulle linee percorribili il giorno successivo, perché si dia un futuro all’informe calderone che ha tradizionalmente caratterizzato i controvertici. Senza una posizione generale che tracci il sentiero, il rischio è che al primo ostacolo le forze si disperdano alla cieca, o che seguano trame nel frattempo definite altrove nell’alveo delle compatibilità di sistema. In barba a tutti i buoni propositi sull’indipendenza delle nostre lotte, è questa un’eventualità verificatasi ripetutamente alle nostre latitudini.

Le due date ci sembrano gambe di un’ipotesi che non può fare a meno né dell’una né dell’altra se vuole correre lontano.

L’EVENTO SIAMO NOI

Il sistema di accoglienza italiano: denunciare i rifugiati

aldini_TolomelliOggi,12 Giugno sono stati recapitati 22 avvisi di conclusione delle indagini (cioè delle denuncie) a carico di persone che, nel periodo tra aprile ed agosto 2013, si opposero alla fine dell’ “emergenza nord africa”. Si pretendeva allora, (dopo aver speso quasi inutilmente circa un miliardo e 300 milioni di euro di denaro pubblico), che le migliaia di rifugiati accolti lasciassero le strutture di accoglienza senza avere nessuna alternativa e nessun reddito. La mobilitazione di numerose associazioni, sindacati e organizzazioni politiche portò a Bologna, all’occupazione delle strutture e all’apertura di una trattativa istituzionale volta a individuare soluzioni abitative concrete. Da subito si concordò con le istituzioni, che le due strutture bolognesi di via prati di caprara e di villa aldini, avrebbero continuato a ospitare i rifugiati fino a che non si fosse trovata un’alternativa. La trattativa portò alla concessione in autogestione delle ex scuole merlani dove attualmente vivono circa quaranta rifugiati. Si trattò comunque, pur nell’importanza del gesto, di una soluzione insufficiente ad accogliere tutti i rifugiati ospiti sul territorio bolognese. Alcuni di essi continuarono ad abitare a villa aldini non avendo nessun altro luogo dove andare fino all’agosto di quell’anno quando le forze dell’ordine sgomberarono la struttura.

Nel corso di quell’operazione destarono scalpore i due tentativi di suicidio attuati come gesto di opposizione estrema. Oggi, i due autori di quel gesto , sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale insieme ad altre 20 persone: 3 attivisti delle associazioni e 18 rifugiati che hanno scelto di continuare le lotte partecipando all’occupazione delle ex scuole Ferrari in via toscana a Bologna.

Non è un caso che esse arrivino proprio alla vigilia della partenza della “Carovana europea delle dignità” che il 21 giugno partendo da tutta Europa e anche da Bologna convergerà su Bruxelles per chiedere il rispetto dei diritti di migranti e rifugiati a cui Asia USB e le occupazioni di Bologna partecipano.

Non è un caso che esse colpiscano sopratutto rifugiati che hanno scelto di vivere nelle occupazioni piuttosto che per strada. Queste denunce mirano a impaurirli e ad aumentare biecamente la loro ricattabilità perché temono che, una volta organizzati, diventino un’area importante di conflitto.

Queste vergognose denunce fanno seguito all’ondata repressiva che il governo Renzi ha scatenato contro chi, in tutta Italia, a partire dal diritto all’abitare, continua a battersi per la dignità e i diritti di tutti e tutte. Esse mirano, ricorrendo a strumenti reazionari, a mettere a tacere ogni forma di opposizione al Piano casa e al suo infame articolo 5.

NON SARA’ QUESTA BRUTALE REAZIONE A FERMARCI- LE LOTTE CONTINUERANNO CON MAGGIORE DETERMINAZIONE!

PER I DIRITTI DEI RIFUGIATI E DEI MIGRANTI, PER IL DIRITTO ALL’ABITARE INVITIAMO TUTT§ A PARTECIPARE

DOMANI VENERDI 13 GIUGNO ALLE ORE 17:30 AL presidio davanti alla prefettura di Bologna- p.zza Roosevelt.

ASIA-USB BOLOGNA

Tattica e tatticismi

f1d506680777b9e214c460ec90515e43_LRingraziando Carlo Formenti per gli spunti sempre offerti, siamo convinti che proprio per non replicare gli obrobri tatticisti di certi figuri, il ragionamento unitario da portare dentro le assemblee in vista dell’11 luglio non possa escludere un confronto ricco di contenuti, serrato, sul contesto politico attuale, su suoi attori, sulla composizione del corpo sociale che vogliamo rappresentare, sugli spazi di agibilità possibili e su quelli da costruire, sulle dinamiche internazionali su cui sono accesi i riflettori.

Controsemestre europeo e manifestazione 28 giugno,

ragioniamo in questa prospettiva 

Ragionando di elezioni, postdemocrazia e lista Tsipras

Il Capitale, il 28 e l’11

Riuscitissima a nostro avviso la lezione introduttiva sul Capitale di Marx con Giorgio Gattei, ci risentiamo per chi volesse continuare questo percorso per le 4 date di studio sul capitale il prossimo autunno!
Intanto si ricorda per chi volesse partecipare che l’assemblea della campagna noi restiamo è ogni giovedì alle 20 al cso terzopiano. 
Prossimi appuntamenti di cruciale importanza: ci vediamo il 28 giugno per l’inizio del controsemestre europeo, e poi l’11 luglio a torino!
Noi Restiamo

il 28 a roma. per info, pullmann o altro: passate in assemblea, o scrivete alla posta fb del profilo Noi Restiamo, o alla mail noirestiamo@gmail.com