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Via Irnerio, la “soluzione” del Comune è un tavolo di confronto

Messa alle corde dalla protesta di ieri, l’amministrazione chiede al Sant’Orsola di posticipare lo sgombero. Gli occupanti: “nessuna soluzione concreta, solo uno scarico di responsabilità”.

asia2Con una nota congiunta degli assessori alla casa e alle politiche sociali, diffusa in giornata, il Comune prova a intervenire nella vicenda del Cso Terzo Piano, sotto sgombero da parte dell’Azienda Ospedaliera Sant’Orsola. I due assessori fanno sapere di “essersi attivati” nei confronti della proprietà perché sospenda per il momento le operazioni di sgombero, in attesa della convocazione da parte del Prefetto di un tavolo di discussione “sul tema dell’emergenza abitativa in città”, che dovrebbe coinvolgere gli enti pubblici proprietari di immobili sfitti.

Sostanzialmente nulla di nuovo dunque rispetto a quanto affermato già ieri, in un incontrocon gli occupanti del Cso Terzo Piano a seguito della protesta di questi ultimi in consiglio comunale. L’Amminstrazione, messa alle corde dalle lotte di questi mesi e dai numeri dell’emergenza abitativa, prova a prendere tempo, mascherando la mancanza di qualsiasi risposta concreta dietro l’attivazione di presunti percorsi di mediazione. Un gioco allo scarico di responsabilità tra istituzioni cittadine che tra l’altro ricorda molto da vicino le vicende di un anno fa dello sgombero di Bartleby, quando il Comune si pose in un ruolo di finto mediatore tra il collettivo e l’Università, e di fatto avallò lo sgombero dello spazio sociale di via Petronio Vecchio. Si ripropongono le stesse dinamiche?

La nota arriva come tentativo di risposta alla giornata di protesta di ieri quando gli occupanti di via Irnerio, insieme a quelli delle scuole Ex Ferrari e ad Asia Usb, hanno portato a Palazzo d’Accursio le ragioni della loro lotta, trovando la porta sbarrata da un ingente spiegamento di polizia. Solo dopo che con grande determinazione i manifestanti sono riusciti a far entrare una delegazione all’interno del palazzo l’Amministrazione si è sentita in dovere di dare una risposta.

Il diritto alla vita passa attraverso l’organizzazione delle lotte

presidioCon l’inizio del nuovo anno gli occupanti di via Irnerio 13 hanno trovato nuovo carbone nella calza della befana, ricevendo una lettera da parte dell’azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola, proprietaria dell’immobile lasciato all’incuria da anni, la quale avvisava di aver proceduto con la richiesta di sgombero alle autorità competenti. Dopo mesi in cui avevamo chiesto un confronto con la Direzione ospedaliera e l’Università, questa è stata la prima e unica risposta ufficiale pervenutaci.

Per questo abbiamo ritenuto che fosse arrivato il momento di attivare immediatamente una mobilitazione in sostegno del percorso collettivo avviato dopo le intense giornate del 18 e 19 ottobre, convocando intanto per la mattinata di oggi insieme ad Asia-Usb un presidio di fronte agli uffici amministrativi del Sant’Orsola, in via Albertoni. La presenza massiccia degli abitanti di entrambe le occupazioni abitative presenti in città, di quel mondo giovanile e precario che attraversa ogni giorno le aule e i progetti del Centro Studio Occupato TerzoPiano e di molti compagni solidali, ha indotto la Direzione ospedaliera ad accettare ben presto un confronto reale e non solo formale, sedendo a un tavolo con una delegazione di chi da ottobre sta valorizzando gli spazi abbandonati. Ma evidentemente la posizione espressa nella lettera non cambia: rientrare in possesso dello stabile, sgomberare gli occupanti illegittimi.

Senza scendere in alcuni cavilli pretestuosi, come la presunta inagibilità di alcuni locali, dichiarati invece perfettamente a norma dagli stessi periti mandati a dicembre dalla Prefettura con il chiaro intento di avvallare il procedimento di sgombero, e palesemente sconfessata anche dalla presenza di attività commerciali dentro lo stesso immobile, quello che ci è apparso interessante è la visione globale assunta a monte dall’azienda. Ci dicono in sostanza che i tagli alla sanità portano la Direzione a ritenere indispensabile il patrimonio alienabile, che la nostra presenza all’interno ne inficia il valore di mercato, che (citiamo) “un ospedale deve garantire la possibilità di accedere alle cure, non di vivere”! Un lapsus, una frase uscita male, che conferma però tutto l’impianto ideologico aberrante dei ragionamenti portati avanti questa mattina e fossilizzato ormai a ogni livello delle strutture dirigenziali di questo paese sotto austerity. Ogni volta che diciamo che la crisi si sta facendo sistema non proferiamo uno slogan a caso, ma constatiamo la nuda crudezza della realtà che ci incombe da tutti i lati. Finché la scarsità di risorse viene posta come giustificazione per ogni muro alzato contro la sussidiarietà tra persone, non potremo che proseguire sul sentiero di immiserimento verso cui ci hanno indirizzati. La contrapposizione tra diritti diversi, per la salvaguardia del privilegio di chi in cima continua a competere per spartirsi bottini sempre più vasti e monopolizzati, è lasciata intendere come risultante di fattori economicamente imperanti; la piramide alla base della quale accomunare le sorti di fasce di popolazione sempre più ampie è una costruzione necessaria per la sopravvivenza del capitale a queste latitudini, in questo momento storico, e la cui gestione è lasciata in mano agli organi decisionali, di controllo e repressivi della macchina statale integrata sempre più in un processo di accentramento continentale. La delineazione dei contorni di un blocco sociale antagonista non è quindi un divertisment dell’intelletto, ma un dato di fatto imposto dall’alto che chiunque voglia garantirsi uno stile di vita superiore alla sopravvivenza deve tenere in conto.

La battaglia politica e culturale portata avanti negli ultimi trent’anni è stata vinta dal pensiero neoliberale su tutta la linea. Eppure non dimentichiamo che l’attacco frontale che stiamo subendo, ormai anche sul piano materiale, produce da sé la base oggettiva per l’emersione delle lotte da contrapporre alla negazione della mediazione, negazione data come obbligata non da nostri velleitarismi estremisti, ma dalla stessa controparte. Le fantomatiche “risorse scarse” sono evidentemente ancora sufficienti per lasciarci le briciole, per un’educazione decente se ce la possiamo permettere, per un lavoro da fame se lo troviamo, per andare proprio all’ospedale se ci ammaliamo vivendo sotto un ponte (come alcuni abitanti di via Irnerio hanno fatto giustamente notare alla direttrice che avocava per il suo ospedale una “mission aziendale diversa da quello che chiedete voi”!). Contro le logiche al ribasso vogliamo contrappore il diritto a una vita decorosa sotto tutti i profili. E’ lontana dal prendere forma una soggettività adeguata a questa rottura e capace di generalizzare logiche differenti, e siamo costretti a rivendicare un incontro col Comune nelle persone di quegli assessori che avevano rilasciato dichiarazioni di buone intenzioni e di apertura, perché le tramutino in fatti nell’intermediazione con la proprietà. Ma ciò non toglie che è solo attraverso il confronto e l’organizzazione collettiva del livello reale delle lotte che pensiamo si possa progredire sulla strada per un futuro diverso. La qualità dei risultati che in molte città la lotta per l’abitare può sempre più annoverare, anno dopo anno, è un valido supporto esemplificativo per le nostre convinzioni.

E’ all’obiettivo di creare massa critica tra diverse componenti dell’autonomia della conflittualità sociale e politica che puntiamo ogni giorno attraverso le iniziative, i progetti e la discussione del TerzoPiano. Consci dell’insufficienza della nostra resistenza alla precarietà a cui ci vogliono relegare, sappiamo però che solo la messa in rete dell’individuazione del piano del confronto-scontro con la controparte e della progettualità politica possono dare respiro e indirizzo alle vertenze.

Intanto la mobilitazione prosegue, prevediamo subito un secondo appuntamento per settimana prossima, perché non vogliamo rinunciare a questa realtà che si sta costituendo negli spazi liberati di via Irnerio. Individuare il piano del confronto nell’area del Mediterraneo, resistere e organizzarsi, non accettare la proposta di fuga in paradisi inesistenti: Noi Restiamo!

Cso TerzoPiano
Noi restiamo

Via Irnerio, Sant’Orsola conferma: “Sgombereremo”

11947207565_080f03fdabOggi presidio degli occupanti alla sede dell’azienda ospedaliera, che non retrocede sull’intenzione di sfrattare tutti e mettere all’incanto lo stabile. Asia: “Metà delle aste a vuoto, non c’è necessità”. I comunicati di Taksim e Cso TerzoPiano.

Presidio davanti alla sede amministrativa del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi questa mattina per gli attivisti di Asia-Usb e gli occupanti dei via Irnerio 13, di proprietà dell’azienda ospedaliera, in seguito alla lettera di sgombero ricevuta nei giorni scorsi.

C’erano famiglie con bambini, studenti e precari, oltre alla presenza solidale degli occupanti delle ex Scuole Ferrari, di Taksim e di SocialLog. Hanno protestato davanti all’ingresso e rivendicato il diritto ad entrare nello stabile, ma un cordone di polizia in tenuta antisommossa ha impedito l’accesso.

Dopo una breve trattativa gli occupanti sono riusciti ad ottenere un incontro con l’Azienda al termine del quale però, come riferisce uno degli attivisti,  il Sant’Orsola ha confermato che “continuerà a portare avanti la richiesta di sgombero – riferisce un attivista – e che intende svolgere la seconda asta per l’alienazione dello stabile”, tuttavia “sappiamo bene che metà del patrimonio pubblico che viene messo all’asta non viene venduto, quindi non c’è la necessità di uno sgombero”.  Asia risponde anche alle accuse che vi siano “problemi strutturali dell’edificio”: i vigili del fuoco infatti,  “hanno effettuato un sopralluogo certificando che non c’è pericolo di crollo, come si poteva facilmente immaginare vista la presenza di esercizi commerciali”.  Gli occupanti  ribadiscono quindi  la volontà di resistere anche in caso di intervento delle forze dell’ordine per evitare che “14 famiglie finiscano di nuovo per strada” e annunciano un’altra giornata di mobilitazione per lunedì.

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> Il comunicato dello Studentato Occupato Taksim:

Solidarietà ad Asia-Usb!
Nessuno sgombero per l’occupazione abitativa di via Irnerio!

Oggi abbiamo avuto un’ulteriore conferma di come le istituzioni cittadine, in questo caso il Policlinico Sant’Orsola, continuano a non mettere al centro delle proprie politiche la questione abitativa che in una città come Bologna, sotto gli effetti della crisi, colpisce sempre di più studenti, lavoratori, famiglie e migranti. Si preferisce continuare a speculare sul patrimonio pubblico lasciato vuoto (non ci risulta che in via Irnerio fosse attivo un servizio ospedaliero…) svendendolo a privati, come accadrà per lo stabile di via Irnerio, piuttosto che pensare al presente delle 14 famiglie che vi abitano. Nessuno sgombero fermerà la nostra lotta per la dignità e la giustizia sociale. Una sola grande opera: casa, reddito e dignità per tutt*!

S.tudentato O.ccupato Taksim

da zic.it

Centro Studi Occupato Terzopiano nell’occupazione di via Irnerio

Dall’occupazione di via Irnerio nasce un centro studi, che propone aula studio, biblioteca, atelier, foresteria, e l’avvio di una discussione sul fenomeno migratorio di studenti e lavoratori dal sud al nord dell’Europa. Solidarietà da Taksim.

Ancora un importante momento di riappropriazione a Bologna. Come studentato occupato Taksim esprimiamo piena solidarietà al Sindacato Asia-Usb e alle famiglie che questa mattina (ieri, ndr) hanno occupato uno stabile abbandonato in via Irnerio.

Mentre la crisi si fa sempre più stringente, tra precarietà, disoccupazione e lavoro nero, le istituzioni si dimostrano totalmente incapaci di dare risposte, o forse nemmeno le vogliono dare, alla necessità di reddito e, purtroppo sempre più spesso, al problema abitativo.

Nell’impossibilità, per fasce sempre più consistenti della società, di farsi carico di un mutuo o di affitti sempre più alti, crediamo che la riappropriazione sia la strada che in tanti e tante, collettivamente, possiamo praticare. E’ anche di quello, infatti, che ci parla la grande giornata di sollevazione del #19o. Per questo continuiamo a chiedere a voce alta, senza possibilità di mediazione, il blocco immediato degli sfratti per morosità.

Come studenti e studentesse che a partire dal 15 ottobre hanno decisio di occupare uno studentato per far fronte ai biosogni di chi, come noi, vive ai bordi tra università e metropoli, tra la dismissione dell’università e le condizioni di vita sempre più precarie, salutiamo e sosteniamo la nuova occupazione di Via Irnerio.

Studentato Occupato Taksim

da zic.it

Noi Restiamo

Dopo le giornate del 18 e 19 ottobre, la riappropriazione degli spazi è diventata finalmente protagonista per l’incontro di percorsi di lotta nell’intero paese. Partiamo da Bologna per la prima tappa della campagna nazionale NOI RESTIAMO, lanciata proprio in coincidenza della lunga settimana che ha preceduto lo sciopero del sindacalismo conflittuale e dei movimenti per l’abitare e la difesa dei territori. Tutto nella cornice della nuova occupazione abitativa di Via Irnerio 13/15.

Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui ha rivelato il proprio ruolo da protagonista un blocco sociale che richiede risposte ad esigenze e bisogni legati alla durezza della quotidianità, a cui si impone l’esigenza di dare corpo e consapevolezza all’oggettività dei percorsi specifici che lo compongono, per creare una nuova forza di rivendicazione di modelli sociali e politici alternativi. Si rivela dunque indispensabile legare le pratiche e le parole d’ordine dei militanti all’analisi e all’organizzazione di tale settore, sempre più composito e variegato per estrazione, per incidere a fondo nelle contraddizioni che non solo hanno contribuito all’alimentarsi della crisi che stiamo attraversando, ma che sono connaturate nel modello stesso di gestione del potere politico quanto economico. Le lotte sul territorio, le lotte stesse delle famiglie e degli individui che si trovano sfrattati, pignorati o costretti alla rincorsa di un modello di realizzazione sociale escludente, possono provare ora ad elevarsi ad un piano di rivendicazione collettiva di diritti sociali il cui mancato rispetto è sempre più clamoroso. Tutto come elemento unificativo che può e deve ricomporre un’area antagonista che negli ultimi vent’anni ha latitato nel prospettare piani di alternativa credibili e ad ampio spettro, sopperendo a una lunga frammentazione di soggettività che vedono oggi la possibilità di incontrarsi sul terreno materiale.

Ma la dinamicità di ogni percorso di rivendicazione non può che venire sedata se si mette al palo quella fetta di popolazione che in prima persona scrive il futuro di cui sarà protagonista: i giovani. La disoccupazione giovanile ormai oltre il 40%, la diffusione della contrattazione atipica e irregolare, lo smantellamento del welfare, unitamente alla ristrutturazione del sistema universitario accelerata dalle pressioni dell’Unione Europea dentro la crisi, portano all’emersione di una migrazione sempre più massiccia dai paesi che hanno voluto chiamare Pigs ai paesi del Nord Europa. La caratteristica più evidente di questa “nuova migrazione europea” sta nel dato che ad emigrare non sono più solo giovani lavoratori non specializzati, ma anche studenti e neolaureati in cerca di un lavoro che possa essere congruo al percorso di studi da loro intrapreso.

Questi dati, e il dibattito che portiamo avanti da anni anche con altri soggetti attivi nel Mediterraneo, come i compagni baschi e greci, ci hanno portato allo sviluppo di una parola d’ordine che va in controtendenza rispetto alla moda di cercare altrove soluzioni individuali ad una crisi che, in quanto generale, necessita di risposte generali.

Ci siamo assunti la responsabilità di dire “Noi restiamo!”. Proponiamo quindi una discussione sull’arginamento del fenomeno emigratorio, che vada inserito ovunque, in ogni sede appropriata, sviluppando pensiero nuovo che ci permetta di resistere al “discorso del padrone” di stampo europeista, ricordandoci che dobbiamo affinare proposte culturali che sappiano contemporaneamente arginare l’avanzamento di visioni più provinciali, quando non esplicitamente reazionarie e razziste, che su questi stessi temi propongono il culto della famiglia, del gruppo, della nazione e delle sue identità e radici.

Perché lotta e coscienza si nutrano vicendevolmente, devono entrambe sedimentare se auspichiamo la loro generalizzazione. Noi restiamo, e nelle lotte quotidiane indicheremo a tutti questa necessità, come unica possibilità affinché una collezione di rivolte spontanee diventi fonte per un cambio di marcia, affinché un accumulo di eventi sporadici dia vita a forme organizzate del dissenso e della proposta di alternativa.

Il nuovo centro studio di Via Irnerio vuole essere l’intreccio tra questo piano generale e la vita reale dei soggetti che miriamo ad incontrare. Condividiamo da sempre il punto di vista di chi pone la riappropriazione degli spazi urbani come campo di battaglia per le nuove forme dell’organizzazione di classe dentro la metropoli. Ci inseriamo in quest’ottica proponendo la creazione autogestita di un’aula studio aperta fino all’1.00 di notte con cucina annessa, una biblioteca popolare, un atelier e relativo spazio espositivo, una foresteria studentesca, lanciando la palla a tutti quei soggetti che da anni in città si sono espressi su questo piano. In questa nuova occupazione abitativa pensiamo di poter trovare la cornice perfetta per un punto di incontro con una lotta di cui rivendichiamo pienamente pratiche e contenuti, proponendo discussione politica all’interno di un’embrionale confederalità sociale, e con la speranza di poter contribuire a darle anche maggior forza e slancio, in perfetta sintesi tra la zona universitaria e un centro cittadino tutto da riconquistare.

“NOI RESTIAMO”, come parola d’ordine per una campagna che sappia costruire una nuova prospettiva di futuro, che passa necessariamente attraverso l’accettazione del terreno e dei luoghi di conflitto senza cercare altrove paradisi che oggi non esistono.

PROSSIMI APPUNTAMENTI di fine ottobre

– Lunedì 28, ore 21.00, Vag61: “18-19 ottobre: la mobilitazione continua” Assemblea Cittadina promossa da ASIA e Unione Sindacale di Base, con Paolo di Vetta, dei Blocchi Precari Metropolitani romani

– Martedì 29, ore 17, occupazione abitativa di Via Irnerio 13-15: “C.s.o. TerzoPiano: noi restiamo!” prima Assemblea di autogestione del Centro Studio Occupato, aperta a tutti e tutte

– Mercoledì 30, ore 18.30, occupazione abitativa di Via Irnerio 13-15: “Aperitivo d’inaugurazione del C.s.o. TerzoPiano”

Centro Studio Occupato TerzoPiano