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Bologna. A proposito di feste, socialità, iniziative e sapere critico in università: postilla

La campagna Noi Restiamo vuole aggiungere una postilla agli attacchi della stampa cittadina della scorsa settimana volti a screditare i movimenti sociali e chiudere gli spazi di aggregazione universitari. A nostro parere si sta attuando un capovolgimento del reale, facendo passare la chiusura di questi spazi conquistati dagli studenti all’interno delle facoltà come un fattore democratico, che mira alla tutela dei cittadini.

Ci sentiamo di fare questa puntualizzazione per rispondere a un articolo in particolare, in cui si attacca la festa universitaria del 4 novembre in Strada Maggiore 45 e il “degrado” che ancora una volta ha caratterizzato quella zona.

Scriviamo queste poche righe perchè di degrado non si tratta, né di una festa universitaria qualsiasi: il CSO Terzopiano e la campagna Noi Restiamo si rivendicano l’organizzazione della festa antimilitarista del 4 novembre, proprio nel giorno dell’autocelebrazione delle forze armate, e che quest’anno coincide col centenario della grande guerra: una doppia ricorrenza che più macabra non si può proprio concepire, in cui si celebra la partecipazione al massacro di milioni di giovani, lavoratori, contadini sacrificati nello scontro per l’egemonia fra le potenze imperialiste e le loro borghesie nazionali. Alla festa del 4 novembre abbiamo legato inoltre un incontro intitolato “1914-2014: gli apprendisti stregoni dell’imperialismo portano di nuovo alla Guerra” svoltosi all’interno del CSO Terzopiano a cui ha partecipato anche Giorgio Gattei, docente di Storia dell’economia all’Unibo.

Consideriamo pertanto l’università un luogo libero e plurale, dove poter esprimere il dissenso, e ci opponiamo a un’idea di istituzione formativa che legittima e promuove l’individualismo. Lo sviluppo del pensiero critico dovrebbe essere una prerogativa dell’università.. e se questa non lo fa, continueremo a farlo noi.

Noi Restiamo

Renzi, Bologna ti rifiuta!

Il governo Renzi e il Partito Democratico, rappresentano oggi la testa di ponte per l’attuazione delle politiche di austerità imposte dall’Unione Europea al nostro Paese.

Questo governo è ormai il terzo consecutivo privo di alcuna legittimazione popolare ed è forse quello che sta portando l’attacco più massiccio alle classi popolari e agli spazi democratici all’interno del Paese.

Basti pensare al Jobs Act, grazie al quale si tornerà a rapporti lavorativi pre-novecenteschi, al “Piano Casa”, che criminalizza il disagio sociale diffuso che porta migliaia di persone ad organizzarsi nella lotta per il diritto all’abitare, allo “Sblocca Italia” con cui legalizzare devastazione dei territori e malaffare, e al rifiuto di aprire qualsivoglia tavolo di trattativa con i corpi intermedi della società. Lontano dal rappresentare quella tanto paventata novità di cui si fregiava, Renzi non è altro che un burattino nelle mani delle classi dirigenti europeiste che, messo da parte il recalcitrante e ormai impresentabile Berlusconi, hanno ora bisogno di un attore che sappia recitare per bene la sua parte; che sappia cioè rendere questo Paese “competitivo e affidabile” per attirare investimenti esteri al costo di demolire ogni residuo dei diritti dei lavoratori e ridurre al minimo possibile i salari diretti e indiretti.

Giovedì, Matteo Renzi sarà a Bologna per chiudere la campagna elettorale di Stefano Bonaccini, aspirante Presidente dell’Emilia-Romagna e suo uomo di fiducia. Non perderemo l’occasione per fargli sentire la nostra voce, per fargli capire che non accetteremo supinamente il processo di centralizzazione europea di cui lui e il suo partito si stanno facendo garanti, come non accetteremo senza lottare la precarizzazione di milioni di vite, i tagli alla sanità e all’istruzione, la svendita del patrimonio pubblico e la repressione del dissenso nelle piazze.

Per tutti questi motivi invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio che si terrà giovedì 20 novembre ore 20.00 Paladozza, piazza Azzarita Bologna

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Perchè leggere oggi IL CAPITALE?

 

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Una formazione generale deve tentare di guardare al mondo nella sua completezza, senza il timore di non essere all’altezza (o ancor più, onniscienti) ma delineando le linee guida per un’interpretazione di classe degli avvenimenti più disparati. Al lato opposto, la formazione particolare, specifica su un dato argomento, si realizza a partire dalle esigenze della pratica.

Partendo da questo assunto, la campagna Noi Restiamo si pone l’obiettivo di valorizzare costantemente i momenti di informazione e formazione affinché, in prospettiva, gli attivisti politici e sociali che vi aderiscono possano avere gli strumenti per non trovarsi impreparati di fronte a situazioni nuove. La chiave di lettura sarà sempre e necessariamente la differenziazione di classe che sostiene il sistema capitalista, la dialettica intrinseca negli avvenimenti che lo caratterizzano, e un metodo scientifico che sappia tenere conto di tutto questo e raccordarlo con le possibili ipotesi di intervento che ogni compagno deve saper agire sul reale.  Allo stesso tempo, occorre sostenere un piano di pratica adeguato alle naturali caratteristiche dinamiche del soggetto giovanile, che è tanto riferimento esterno quanto attore interno della campagna.

Le illusioni  in merito alla fine della dialettica storica tra classi sociali si sono rivelate fallaci. Gli ideologi dei think-thank neo-liberali che dopo il crollo dell’unione sovietica avevano scommesso sull’armonioso dispiegarsi della globalizzazione dei mercati a guida statunitense, sono stati smentiti  dall’instabilità finanziaria che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni, culminata con lo scoppio della crisi sistemica nel 2008.

L’opera a cui a K. Marx ha sacrificato,  per sua stessa ammissione, “la salute, le gioie della vita e la famiglia” *, ovvero Il Capitale, ci insegna che l’instabilità del capitalismo e le sue crisi ricorrenti non trovano adeguata spiegazione nel pensiero economico borghese, che considera le crisi come perturbazioni temporanee e non come fenomeni intrinseci all’accumulazione capitalista.Elemento fondante dell’analisi marxiana, fin dall’inizio del movimento comunista, è la centralità della classe operaia nel processo di produzione, il plus-lavoro come unica fonte del profitto da cui deriva la ripartizione dei redditi sociali; è quindi un dato che si traduce immediatamente sul piano politico-organizzativo ed elegge la classe dei produttori a soggetto sociale capace di guidare un processo di emancipazione collettiva.

Di fronte all’arretramento delle forze di classe in occidente e alla scomposizione del mondo del lavoro, riteniamo necessario recuperare l’impostazione marxiana e gli strumenti che essa ci offre per rilanciare un lavoro culturale e politico che ci consenta, in quanto comunisti, di essere all’altezza dei tempi. Comprendere il portato generale e ancora terribilmente valido delle pagine di Marx, epurate dalla ovvia patina del tempo e dal diverso contesto specifico di riferimento, può essere una strada avvincente sulla quale procedere rigorosamente verso la riappropriazione di un patrimonio ancora tanto vivo.

Come campagna Noi Restiamo abbiamo organizzato un ciclo di incontri col professore Giorgio Gattei sui tre libri che compongono Il Capitale, in continuità con il corso portato avanti ormai da settimane dai compagni di Torino e dal professore Riccardo Bellofiore. L’iniziativa è inserita nel quadro d’intervento che ci siamo posti sulle fasce giovanili, come momento di “alta” formazione capace di restituirci la logica complessiva della  realtà in cui  stiamo intervenendo: dal concreto risalire all’astrazione, per poi ritornare nella pratica con strumenti più appropriati, derivati dalle lenti marxiane. Crediamo che questo ci consenta di dare un taglio di classe agli avvenimenti che stiamo affrontando e comprendere la dialettica tra momenti “particolari” e   logica “generale” del modo di produzione capitalista.

La costruzione di un’alternativa è il punto fondamentale del nostro discorso politico. Nel mare delle battaglie, opposizioni, proposte che portiamo avanti, la possibilità di immaginare e proporre un’alternativa si configura esattamente come il punto mediano tra l’abbattimento del discorso del padrone, e quindi la nostra autonomia culturale, e la costruzione di una nostra identità pienamente e consapevolmente di classe e popolare. La battaglia culturale è battaglia ideologica, e questa di declina in identità. Come? Quando? Nella lotta consapevole, informata, formata.

Noi Restiamo – Bologna

* Lettera di K. Marx a S. Meyer, 30 Aprile, 1867

Bologna rinnova la sua avversione a Lega e altri fascisti

Per la mattina di sabato 8 novembre, il leghista Salvini ha annunciato la sua presenza, scortato da Casa Pound, nell’area abitata dalla comunità sinti in via Erbosa, nella prima periferia nord di Bologna. Tale attacco è stato preceduto da dichiarazioni pregne di xenofobia e razzismo, oltre che dall’ignobile ed offensivo gesto di invasione dell’area da parte della consigliera Borgonzoni. L’accordo di queste due forze politiche razziste e reazionarie si rinsalda quindi ulteriormente dopo la manifestazione del 18 ottobre a Milano, la quale ha dimostrato una rinnovata capacità di mobilitazione di piazza da parte di questi soggetti.

La campagna Noi Restiamo porterà il suo sostegno umano e politico in via Erbosa, assieme ai tanti compagni e alle tante compagne che hanno intenzione di costruire un’opposizione chiara  alla provocazione di fascisti e xenofobi. I quali, nei quartieri popolari come la Bolognina, cercano di allargare il proprio bacino elettorale e di militanza, ottenendo un preoccupante e pericoloso aumento del consenso, anche grazie alla sponda mediatica del principale quotidiano locale. Questi dati di partecipazione sono infatti da tempo un campanello d’allarme, che travalica i risultati delle ultime elezioni, quando in molti dichiaravano ormai conclusa l’ascesa della Lega Nord. Questa è ormai decisa a candidarsi come partito nazionalista sull’esempio del Front National della Le Pen in Francia.

La dinamica messa in piedi negli ultimi tempi dalla Lega, si alimenta di una ritrovata linfa grazie al discorso politico conservatore e antipopolare legittimato definitivamente dal governo Renzi e dall’attacco frontale che dal suo Pd viene condotto ormai spudoratamente contro i soggetti deboli di questa società e contro ogni forza organizzata che a suo modo tenti di frenarne l’onda d’urto. Enormi spazi si stanno aprendo a destra in conseguenza dell’operato della classe dirigente, e della sua rappresentazione politica, che attualmente controlla il paese. Da un lato, le forme e i modi agiti da questa forza politica che si candida ad essere Partito della Nazione, custode del “patto tra produttori”, sdoganano un vocabolario denso di contenuti reazionari, come preoccupantemente riconfermato dall’orazione che il primo ministro e il presidente della Confindustria hanno tessuto di un’inquietante retorica in una recente occasione pubblica a Brescia. Dall’altro lato, questo stesso vocabolario viene allora fieramente rivendicato da soggetti dichiaratamente fascisti, i quali ne fanno strumento per raccogliere consenso proprio tra coloro che vengono esclusi dai nuovi processi di accumulazione di ricchezza dentro la crisi che si fa sistema nel contesto della competizione globale. A questo punto diventa facile per l’estrema destra rilanciare l’accusa di “tradimento della patria e del suo popolo” proprio contro quello stesso governo che ha rilanciato queste categorie per dichiararsene difensore. I processi produttivi sono molto più concentrati, aggressivi e meno includenti di quanto le società europee non si siano abituate a vedere durante l’epoca d’oro del fordismo keynesiano e dei suoi lunghi strascichi. Pertanto, vecchi e nuovi fascisti, i quali oggi sono consapevoli delle difficoltà e delle lentezze che incontra il tentativo (assunto in Italia dal Pd) di rinsaldare gli interessi di una classe imprenditoriale di livello continentale, trovano terreno fertile per sferrare il loro attacco.

Salvini, di fronte a una destra istituzionale impantanata nel tentativo di reinventarsi un ruolo oltre le larghe intese, nelle quali il Pd copre uno spazio sempre maggiore anche da solo, da tempo ormai sta spogliando il suo partito della facciata di presentabilità che si era dovuto dare quando concorreva alle formazioni di governo. Sfodera così un nuovo slancio nella gestione del malumore diffuso in ampi strati di società, catalizzando intorno a sé le forze dichiaratamente fasciste, le proteste forcaiole e l’attenzione della destra populista attualmente indebolita, proponendo un’alleanza sociale e politica che risulterebbe fatale qualora dovesse dispiegare le sue reali possibilità nell’attuale contesto della crisi.

Al momento Bologna è già stato laboratorio quantomeno elettorale di questo tentativo. Esso deve essere prontamente rigettato da quella stessa composizione ampia di forze antifasciste, di lotte dei lavoratori, dei precari e dei migranti che hanno dato vita in queste settimane a momenti importanti in città così come in occasione della mobilitazione antifascista del 25 ottobre a Verona, il cui sindaco leghista e in odor di fascismo presenzierà giovedì 13 proprio in Palazzo d’Accursio ad un’assemblea convocata sui temi cari a questi soggetti.

Non aver paura di sporcarsi le mani affrontando i nodi politici della contemporaneità, riconoscere il ruolo dell’Unione Europea e dei suoi governi come soggetti politicamente caratterizzati per attaccare le fasce più deboli della società, costruire un’ipotesi credibile per uscire a sinistra da questa crisi che non vede la fine. E’ questo l’unico modo per contrastare realmente l’irresistibile ascesa che la propaganda reazionaria di vecchi e nuovi fascismi sta avendo anche tra settori di classe sempre più impauriti e lasciati a se stessi.

 

Noi Restiamo – Bologna

 

Festa antimilitarista

Titolo: Festa antimilitarista
Luogo: SCIPOL, Strada Maggiore 45, Bologna
Collegamento: Clicca qui
Descrizione: Mentre le guerre imperialiste dilagano e Kobane è stretta d’assedio da settimane, la forze armate italiane non trovano altro di meglio da fare che festeggiarsi da sole. Il 4 novembre è la festa dell’esercito; una festa che più macabra, fascista e schifosa non si può proprio concepire.
Per questo il 3 novembre si parla di Grande Guerra a CSO Terzo Piano.

Per questo il 4 novembre si balla a SciPol con i BALOTTA CONTINUA e il DJ SET di RADIOMACHETE!

Vi aspettiamo tutt* alla FESTA ANTIMILITARISTA!

SKA E TRASH CONTRO LA GUERRA!
Ora inizio: 21:00:00
Data: 2014-11-04

1914-2014: Cento anni dalla Grande Guerra

Titolo: 1914-2014: Cento anni dalla Grande Guerra
Luogo: CSO Terzopiano, via Irnerio 13, Bologna
Collegamento: Clicca qui
Descrizione: gli apprendisti stregoni dell’imperialismo portano di nuovo alla Guerra

Introduce
Carlos Venturi – Rete Dei Comunisti Bologna
Intervento di
Giorgio Gattei – Docente di Storia dell’economia, Unibo
Segue
dibattito con attivisti politici e sociali
Data: 2014-11-03