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Bologna. I senza casa alla festa dell’Unità per contestare il ministro Lupi

Blitz e presidio di ASIA-USB per il diritto all’abitare. Alla festa nazionale dell’Unità, kermesse del PD a Bologna, era prevista la partecipazione del ministro Lupi, il “mandante” del vergognoso art.5 del decreto sulla casa. I senza casa, gli sfrattati, gli occupanti di edifici lasciati vuoti dalla speculazione hano ritenuto di far sentire al ministro e ai suoi sodali la propria indignazione. Ma la festa ha chiuso i battenti al dissenso sociale,portato da attivisti e occupanti.Il Piano Casa di è una violazione dei diritti e un via libera alla speculazione edilizia.2014-09-01 19.59.44

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Riparte la mobilitazione per il diritto all’abitare

map-ky0F-U223769364472qSB-620x420@Corrieredibologna-2Martedì 26 agosto ore 10:00 Presidio sotto Palazzo D’Accursio per il Diritto all’Abitare

Dopo anni di lotte, di blocchi degli sfratti, di occupazioni, di denunce, di
condanne, di sgomberi, di incontri con le istituzioni troppo spesso sorde di
fronte all’emergenza abitativa che la crisi ha ampliato e reso strutturale;
ora, anche all’interno della Giunta comunale bolognese, c’è chi sostiene che
la requisizione di immobili pubblici sfitti , per adibirli ad uso
abitativo, è una soluzione attuabile.
L’esponenziale aumento degli sfratti , saranno 2000 a partire dall’autunno,
in una città dove la crisi economica picchia duro come in altre parti del
Paese e che ogni giorno perde posti di lavoro e pezzi di welfare a favore
degli interessi privati, obbligano tutti al confronto per la ricerca di
soluzioni non più rinviabili.
La necessità del blocco degli sfratti, della requisizione degli alloggi
sfitti, della legalizzazione delle occupazioni abitative, quali soluzioni
dell’emergenza abitativa; dovrebbero obbligare anche quella parte della
Giunta comunale che non le considera più un tabù, a battersi contro il
decreto reazionario del governo Renzi che toglie a chi occupa, per necessita
,la residenza,l’acqua e la luce e che si accanisce contro chi una casa non
ce l’ha.

Con il presidio del 26 agosto riparte una mobilitazione che mette al centro
la difesa del bene pubblico, perchè lasciare immobili pubblici, pagati con i
soldi di tutti noi, sfitti a marcire , in balia del degrado e dei topi, è
una vergogna.
Se non ci sentiranno saremo orgogliosi custodi di altri immobili, oltre a
gli attuali, insieme a centinaia di famiglie che oggi soffrono anche a
causa dell’ottusità politica di chi non si vuole “sporcare le mani” con le
necessità a cui devono fare fronte questi settori della popolazione per
avere una vita dignitosa.
Per questo il 26 agosto 2014 il presidio si terrà in Piazza Maggiore sotto
il palazzo di tutti i cittadini bolognesi in contemporanea con la riunione
di giunta comunale.
Saremo in Piazza per dire no a tutti gli sfratti, chiedendo la moratoria di
tutti gli sfratti incolpevoli, no a gli sgomberi di chi ha trovato soluzioni
che i politici non danno, per dire no alla svendita dello stato sociale e
di beni pubblici , per la requisizione degli immobili sfitti pubblici per
adibirli ad uso abitativo.
Per difendere le Occupazioni (le Ex Scuole Ferrari, la Casa occupata
Nelson Mandela , Centro di Accoglienza Occupato Lampedusa ) aggredite dal
Reazionario Piano Renzi-Lupi, che tenacemente resistono e difendono la loro
“casa”.

Diamo appuntamento a tutti il 26 agosto 2014 alle ore 10:00 in piazza maggiore
sotto palazzo d’accursio

ASIA/USB BOLOGNA
FEDERAZIONE USB BOLOGNA

Rifiutato il cambio di residenza agli occupanti di via Irnerio

asia3Cominciamo a percepire gli effetti disastrosi dell’applicazione del Decreto Lupi, in particolare del famigerato art. 5, ulteriore attacco alle condizioni di vita già precarie dei settori sociali duramente colpiti dalla crisi che attraversa i sistemi politici occidentali. Governi già incapaci di operare cambiamenti di rotta per creare soluzioni reali alle esigenze primarie della popolazione, quale quella di una casa, rifiutano qualsiasi tipo di alternativa che provenga da quella stessa popolazione che, ridotta alla fame, rifiuta di arrendersi e si organizza per difendere i propri diritti e conquistare ciò che le spetta. E’ in questo senso che dobbiamo leggere il rifiuto dei cambi di residenza richiesti recentemente, da parte di alcuni abitanti delle case occupate “Nelson Mandela” a Bologna, opposto in questi giorni dall’amministrazione locale.

Vivere in un’occupazione non è certo il sogno del cittadino medio, tuttavia è una delle poche forme di resistenza reale della società a un’emergenza che dilaga, alimentata dal costo della vita sempre più elevato, dalla speculazione edilizia incontrollata e dalla passività dei governi che si succedono. Per questo il “piano casa” non è soltanto un attacco alla riappropriazione di diritti che vengono giorno dopo giorno sottratti alla popolazione e trasformati in servizi a caro prezzo, ma soprattutto una minaccia rivolta a chi si attiva in prima persona per difendere esigenze primarie, a chi sceglie di non rimanere fermo e passivo di fronte a un disinteresse così scellerato verso le condizioni di vita della popolazione. E’ chiaro che se la scelta di partecipare a una lotta abitando uno stabile occupato comporta l’impossibilità di avere luce, acqua, residenza, di richiedere un alloggio popolare, non soltanto le vite di chi compie questa scelta saranno ulteriormente distrutte, ma sottopone tutti coloro che versano nelle stesse condizioni a un ricatto palese: o si sta alle condizioni imposte, aspettando giorni, mesi o anni un alloggio “popolare” o un letto in dormitorio oppure si diventa un fuorilegge da combattere.

Questo decreto, infatti, non contiene alcuna soluzione alla crescente emergenza abitativa, anzi legittima il fatto che decine di migliaia di persone non abbiano nemmeno una casa come un semplice dato di fatto, come fosse una condizione naturale. Gli unici provvedimenti, in un atto che dovrebbe andare incontro ai bisogni sociali, sono in materia di gestione dell’ordine pubblico e fanno gli interessi di speculatori e palazzinari. E’ chiaro ormai che il progetto generale che si concretizza nel governo Renzi consiste non solo nel mantenere prioritari gli interessi internazionali che schiacciano e stritolano le fasce più deboli della società, ma anche nel mettere a tacere qualsiasi voce di dissenso e di alternativa che possa ridestare la coscienza della popolazione.

Asia-Usb
Noi restiamo

Provocazioni fasciste alle case occupate Nelson Mandela – via Irnerio 13: il disagio sociale e la guerra fra i poveri

Da due individui invettive contro la casa Nelson Mandela e la presenza di migranti. Asia Usb, Noi restiamo e TerzoPiano: “Violenza fisica scongiurata solo grazie all’arrivo di numerosi inquilini resistenti”.

Nasia2el pomeriggio di oggi si sono presentati all’ingresso delle case occupate due provocatori ch da subito hanno cominciato ad attaccare verbalmente l’esperienza dell’occupazione e la presenza migrante nei percorsi di lotta popolare. Nonostante il tentativo da parte di militanti e occupanti di smorzare i toni, evidentemente i 2 bicchieri al bar di troppo hanno fatto prolungare gli alterchi per parecchio tempo, arrivando quasi alla violenza fisica scongiurata solo grazie all’arrivo di numerosi inquilini resistenti.I due individui moolto probabilmente non appartenevano a nessun gruppo organizzato, tuttavia sono
il segno della permeabilità di parte del tessuto popolare disagiato e triturato dalla crisi economica e dalle politiche comunitarie e nazionali rispetto a discorsi e parole d’ordine di chiara matrice ideologica di destra nazionalista e fascista che tendono a creare la guerra fra i poveri.

Il livello d’attenzione rimane alto e l’episodio mostra come anche nella ricca e rossa Bologna il tessuto popolare se non trova risposte di classe adatte, può scegliere una via di espressione di malcontento reazionaria.

Per questi motivi crediamo che i percorsi di ricomposizione sociale e politica delle classi popolari siano il nostro principale compito in questa fase storica. Percorsi che esistono e si esprimono attraverso le occupazioni abitative, la conflittualità sui posti di lavoro e che si sono espressi nell’importante giornata del 1 maggio.

Asia Usb
Noi restiamo
Cso TerzoPiano

Via Irnerio, la “soluzione” del Comune è un tavolo di confronto

Messa alle corde dalla protesta di ieri, l’amministrazione chiede al Sant’Orsola di posticipare lo sgombero. Gli occupanti: “nessuna soluzione concreta, solo uno scarico di responsabilità”.

asia2Con una nota congiunta degli assessori alla casa e alle politiche sociali, diffusa in giornata, il Comune prova a intervenire nella vicenda del Cso Terzo Piano, sotto sgombero da parte dell’Azienda Ospedaliera Sant’Orsola. I due assessori fanno sapere di “essersi attivati” nei confronti della proprietà perché sospenda per il momento le operazioni di sgombero, in attesa della convocazione da parte del Prefetto di un tavolo di discussione “sul tema dell’emergenza abitativa in città”, che dovrebbe coinvolgere gli enti pubblici proprietari di immobili sfitti.

Sostanzialmente nulla di nuovo dunque rispetto a quanto affermato già ieri, in un incontrocon gli occupanti del Cso Terzo Piano a seguito della protesta di questi ultimi in consiglio comunale. L’Amminstrazione, messa alle corde dalle lotte di questi mesi e dai numeri dell’emergenza abitativa, prova a prendere tempo, mascherando la mancanza di qualsiasi risposta concreta dietro l’attivazione di presunti percorsi di mediazione. Un gioco allo scarico di responsabilità tra istituzioni cittadine che tra l’altro ricorda molto da vicino le vicende di un anno fa dello sgombero di Bartleby, quando il Comune si pose in un ruolo di finto mediatore tra il collettivo e l’Università, e di fatto avallò lo sgombero dello spazio sociale di via Petronio Vecchio. Si ripropongono le stesse dinamiche?

La nota arriva come tentativo di risposta alla giornata di protesta di ieri quando gli occupanti di via Irnerio, insieme a quelli delle scuole Ex Ferrari e ad Asia Usb, hanno portato a Palazzo d’Accursio le ragioni della loro lotta, trovando la porta sbarrata da un ingente spiegamento di polizia. Solo dopo che con grande determinazione i manifestanti sono riusciti a far entrare una delegazione all’interno del palazzo l’Amministrazione si è sentita in dovere di dare una risposta.