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“Israele-Palestina, alla radice del conflitto”. Intervista a Joseph Halevi

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Ormai più di un anno fa, subito dopo l’offensiva israeliana su Gaza, un compagno di Noi Restiamo ha realizzato un’intervista a Joseph Halevi (docente presso la University of Sydney). L’intervista è rimasta inedita fino ad oggi, ma è ancora molto attuale. Abbiamo deciso quindi di pubblicarla in prossimità dell’anniversario della Nakba.

Vincenzo Maccarrone: il recente conflitto di Gaza è stato l’ennesimo evento di violenza fra il popolo israeliano e quello palestinese. Se volessimo risalire alle radici di questa violenza, dove dovremmo scavare?

Joseph Halevi: come dinamica iniziale dovremmo partire già dall’inizio dell’insediamento colonizzatore, non tanto quando arrivarono i primi ebrei a fine ‘800 – in quel caso si trattava di attività private, auto-finanziate – ma da quando iniziò, se vogliamo dare una data, la fondazione della città di Tel Aviv nel 1909. Tel Aviv sorge sulle rovine di sei villaggi arabi. Cosa era successo? Coloro che sostenevano la colonizzazione, in questo caso già colonizzazione sionista, compravano le terre presso proprietari terrieri arabi, che erano in gran parte feudatari assenteisti (la maggior parte stava a Beirut) e poi, con il fido di proprietà, sfrattavano i contadini che lavoravano su quelle terre. E questo è un atto di violenza: usavano il titolo di proprietà come titolo di sfratto, rompendo sostanzialmente quelle leggi consuetudinarie- quasi nulla era codificato, essendo quello ottomano un sistema semi-feudale- per cui i fellahin (contadini) arabi vivevano lì. È simile al processo delle enclosures inglesi.

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Contro lo stato di apartheid israeliano e i suoi fiancheggiatori! Tutt* a Roma il 27 settembre!

Oggi, a Bologna, si è svolto un presidio davanti alla prefettura in solidarietà alla manifestazione nazionale indetta a Capo Frasca (OR) contro il campo di addestramento militare che il Ministero della Difesa ha dato in concessione all’esercito israeliano per un ciclo di esercitazioni dei caccia F15 ed F16. Quegli stessi caccia che, in questi mesi, hanno causato oltre 2100 morti e più di 11000 feriti nella Striscia di Gaza. Quegli stessi caccia che hanno distrutto scuole, ospedali e infrastrutture, nell’assordante silenzio dell’ONU e della cosiddetta “comunità internazionale”, sempre prodiga di ammonimenti verso le violenze e i soprusi dello stato sionista, ma totalmente priva della volontà politica di fermarne l’operato.
L’Italia, in particolare, è il primo fornitore europeo di armi ad Israele e nel 2005 ha firmato con questo Paese un accordo di cooperazione che riguarda l’interscambio di armamenti, la formazione e l’addestramento di personale e la ricerca e lo sviluppo in campo militare.
Contro la politica militarista e colonialista dello stato israeliano, contro la sudditanza che mostrano il nostro e tutti i governi occidentali verso questo stato, per l’autodeterminazione del popolo palestinese e solidali con la sua giusta lotta, invitiamo quindi tutti e tutte a partecipare, il 18 settembre dalle ore 19, all’assemblea pubblica che si svolgerà al CSO TerzoPiano (via Irnerio 13), dove verrà presentato un reportage dai compagni di ritorno dalla Cisgiordania, in sostegno alla manifestazione nazionale del 27 settembre a Roma indetta dalla comunità palestinese in Italia.
NOI RESTIAMO

13/09/2014