Siccome i venti legalitari sono tornati a soffiare nelle ultime settimane, ultimo caso quello di una Bologna in cui l’amministrazione locale pensa di fare dell’antifascismo un motivo ricorrente per qualche album di figurine, proponiamo una lettura veloce e leggera partorita dalla mente di qualcuno dei peggio fiction-addicted tra noi.
Il conflitto fumettistico tra Marvel e DC, dopo essersi diffuso al cinema, adesso sconfina anche nel mercato delle serie televisive. Per i non esperti possiamo riassumere come le due maggiori case editrici si differenzino nettamente: più ironica e vicina all’umanità dei propri supereroi la prima; più cupa e violenta la seconda, dove l’eterna lotta tra Il Bene e Il Male è il principale motore narrativo: grandi concetti tipicizzati (o stereotipati) da scrivere con l’iniziale maiuscola.
Per questa visione schematica del mondo, e l’uso estetizzante della violenza, la DC e suoi autori sono spesso stati accusati di odorare di “fascismo”, e il frontman del loro battaglione di supereroi Batman è diventato l’eroe reazionario per eccellenza (impossibile non citare il suo “manifesto”: l’ultimo film Dark Knight Rises).
Escono in questi giorni le prime puntate della serie Gotham, il nome della città di Batman, una sorta di spill-over/prequel in cui il vero protagonista non è tanto il supereroe (ancora bambino, ma che dopo avere visto uccidere i propri genitori è già instradato verso il proprio super-destino) ma l’agente Gordon, futuro fedele alleato del Pipistrello, attualmente appena entrato nella polizia cittadina.
Gotham, una città sospesa tra il futuribile e il noir, ma è soprattutto una città marcia. Tutti sono corrotti, non esiste nessuna discontinuità tra politica, polizia, giornali e criminalità organizzata, che fanno tutti parte della stessa intricata rete dove l’unico valore è quello della forza.
In questo universo distopico, il nostro Gordon è il paladino de Il Bene. Ma come si esprime Il Bene in una città che è di per sé Il Male? Gordon punta la propria bussola morale nella direzione de La Legge, perché lui è Il Poliziotto. Ma come ben sappiamo i poliziotti non decidono in autonomia dove combattere Il Male, ma seguono i crimini che gli passano sulla scrivania. Pare che Gordon abbia un suo proprio senso de La Giustizia, ma questo viene fuori puntualmente solo una volta a puntata nel momento in cui sta per arrestare (le morti sono sempre involontarie) il cattivo, che normalmente è un cane sciolto che uccide i cattivi “istituzionali” (preti, sbirri, imprenditori e politici senza scrupoli). La Giustizia di Gordon appare come un dubbio della sua coscienza di poliziotto, ma è una Giustizia funzionale a riaffermare La Legge che puntualmente esce vincente dal conflitto morale del nostro sbirro: il criminale che ho davanti è veramente il cattivo di questa storia? Non importa, il mio mandato è quello di arrestarlo, e così farò.
È sempre difficile capire quanto volontarie siano le posizioni “etico-politiche” di un prodotto decisamente pop e ben poco autoriale (in cui altrimenti potremmo aspettarci l’espressione delle idee dell’autore). Ma anche nel (probabile) caso che queste non siano totalmente intenzionali, possiamo comunque leggerci dentro un certo sentimento generale che l’opera riflette dalla vita reale: sembra infatti vedere nell’agente Gordon quello stesso feticismo legalista dei nostri vari Sceriffi di paese, il cui unico obiettivo reale rimane sempre e comunque L’Ordine, in maniera totalmente cieca di fronte alle ingiustizie che non derivano da una fumettistico animo corrotto della città, ma da un reale sistema economico-politico. Ancora, ci ricorda come l’ideologia legalista legga tutti i conflitti sociali (e quelli politici che ne emergono) soltanto in un’ottica di cronaca ordinaria: da una parte, non azzardando mai nessun’analisi del disagio sociale che aumenta con l’avanzare dell’ineguaglianza e dell’ingiustizia; dall’altra, criminalizzando tutte le esperienze sociali che si ribellano senza sottostare al totem de La Legge.
Bisogna rispettare La Legge, ci dicono tutti i giorni. Anche se La Legge non rispetta noi.
A tutti questi ultras del legalismo possiamo ben dire: andate ad abitare a Gotham, che qua nel mondo la realtà è decisamente ben più complessa di un dualismo tra buoni e cattivi.
(Esemplare nella terza puntata il dialogo tra l’ispettore Gordon e un assistente sociale che uccide poliziotti violenti, preti pedofili e politici corrotti).
“Vuoi proteggere gli innocenti?”
“Sì, è per questo che ci sono delle leggi”
“E quanto sono buone le leggi quando hanno bisogno di uomini come il vostro tenente Cranston per renderle effettive? E Ronald Denzer? Credi che avrebbe mai visto l’interno di un carcere? O quel prete? Perché la legge non li ha puniti? Sa, io ho dedicato la mia vita ai bambini perduti di Gotham perché volevo fare la differenza. E sai che tipo di differenza ho fatto? Nessuna. Perché le persone che governano questa città sfruttano i poveri e la legge li protegge. E quando il tuo sindaco ha raccolto tutti quei bambini per mandarli in quella prigione verso nord ho deciso che era abbastanza. Avrei insegnato loro che ci sono delle conseguenze. Allora perché non si
chiede, detective: per chi sto lottando? Un sindaco nelle mani della mafia? Poliziotti corrotti? O per i deboli e gli innocenti? Chi è lei, in fondo?”
Riccardo Rinaldi per Noi Restiamo