A una settimana di distanza dal presidio agli uffici amministrativi della proprietà dello stabile di via Irnerio e alla loro dichiarata e chiara intenzione di avviare la procedura di sgombero a tutti i costi, si è svolta oggi una nuova giornata di lotta e rivendicazione sotto il comune di Bologna.
Con gli occupanti di via Irnerio 13 e delle scuole Ferrari, ASIA-USB e gli utenti dell’aula studio abbiamo palesato le nostre intenzioni: una richiesta di incontro con la giunta per avere risposte sull’emergenza abitativa e sulla requisizione degli stabili sfitti. Per tutta risposta il consiglio comunale riunito a Palazzo D’Accursio concede un incontro con l’assessore alla cultura Ronchi: evidente il tentativo di non prendere sul serio le rivendicazioni portate dal presidio. E’ per questo che un gruppo di compagni e di abitanti resistenti sono entrati nella sala di consiglio e l’hanno interrotto, esigendo di avere un confronto quantomeno con gli assessori competenti Malagoli e Frascaroli che negli ultimi mesi hanno speso belle parole e promesse di mediazione e disponibilità. Eppure la risposta è stata di chiusura: la presidente dell’assemblea, come riportano i giornali, si rifiuta di dialogare in quanto sostiene che “finchè manterranno questo atteggiamento, io non intercederò per loro”, mentre fuori del palazzo, al tentativo del presidio di portarsi all’interno, la risposta è esemplificata da spintoni con gli scudi e calci da parte delle “forze dell’ordine” schierate in gran numero.
E’ stata solo la determinazione della delegazione in consiglio comunale e del presidio che non si è disperso dopo i momenti di tensione a costringere al confronto l’amministrazione comunale tramite l’assessore Malagoli. Ancora una volta sono state portate le richieste del movimento di lotta per la casa: moratoria sugli sfratti, sanatoria per le occupazioni abitative presenti sul territorio, ma soprattutto la requisizione degli stabili sfitti come soluzione all’emergenza abitativa in atto.
A quanto pare però l’amministrazione cittadina non è determinata ad assumere posizioni e responsabilità politica, di cui sarebbe investita, di fronte alla cittadinanza e alle problematiche sociali, mantenendo una linea di ambiguità che nei fatti favorisce il profitto privato e gli speculatori, rifiutando anche solo di prendere in considerazione soluzioni concrete e reali: e’ proprio all’interno di questa cornice che leggiamo lo scarico di responsabilità fra l’amministrazione, la prefettura e la proprietà. E’ per questo che crediamo che la costruzione di un’alternativa reale alle problematiche sociali, politiche e culturali non possa che continuare a svilupparsi all’interno delle lotte e degli spazi che vedono il confronto e l’organizzazione collettiva come punto centrale nonostante le difficoltà, gli errori e le carenze possibili. E’ questo lo stimolo che sta alla base del Cso Terzopiano, come di tutti quei cantieri ed esperienze che al proprio interno siamo riusciti e stiamo facendo vivere, a partire dall’aula studio passando per le proeizioni, l’atelier, Radio Machete, i momenti di socialità, il tentativo di mantenere un livello di discussione politica alta e inclusiva nell’assemblea settimanale e la quotidiana collaborazione con ASIA per la gestione dell’occupazione.
“Noi Restiamo” rimane la nostra parola d’ordine ora più che mai, perchè percepiamo il bisogno di dare continuità a percorsi di dialogo e crescita politica laddove questi vengono consapevolmente negati dalle istituzioni nazionali e continentali, relegando le classi popolari a spettatori inermi su cui scaricare i costi del mantenimento dello stato di cose presente, ponendo oramai di fronte a scelte obbligate: restare e subire o rincorrere il sogno di migrazioni impossibili. E’ proprio questa catena che vogliamo e dobbiamo spezzare, dando forma ad altre scelte, ad altri modelli di vita e società che invece crediamo possibili e che non si arresteranno davanti a minacce di repressione o sgomberi. Non abbiamo la presunzione di essere sufficienti a farci carico di una rivendicazione totalizzante e onnicomprensiva, il solo modo per continuare questo percorso è la connessione e la solidarietà tra esperienze e lotte già presenti e radicate così come in via di strutturazione. Dare organicità a ciò che si muove nel panorama antagonista deve essere l’obiettivo di chiunque voglia impostare un discorso che sia nel più puro dei sensi politico, e in questo senso percepiamo l’importanza di segnali come l’appuntamento lanciato dalla mensa popolare “eat the rich” per un pranzo in solidarietà all’occupazione di via Irnerio mercoledì 22 a Vag 61. Così come il rapporto intrecciato con il comitato No People Mover, che denuncia un’altra realtà di sfruttamento dei contributi pubblici per la realizzazione di opere inutili e dispendiose.
Ribadiamo pertanto la nostra determinazione a non cedere di un passo nella nostra lotta, tanto quella per mantenere lo spazio conquistato in via Irnerio quanto la prospettiva più generale che costruiamo e continueremo a costruire a dispetto di ogni porta chiusa che troviamo sulla nostra strada.
Centro Studio Occupato TerzoPiano
Con una nota congiunta degli assessori alla casa e alle politiche sociali, diffusa in giornata, il Comune prova a intervenire nella vicenda del Cso Terzo Piano,
Con l’inizio del nuovo anno gli occupanti di via Irnerio 13 hanno trovato nuovo carbone nella calza della befana, ricevendo una lettera da parte dell’azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola, proprietaria dell’immobile lasciato all’incuria da anni, la quale avvisava di aver proceduto con la richiesta di sgombero alle autorità competenti. Dopo mesi in cui avevamo chiesto un confronto con la Direzione ospedaliera e l’Università, questa è stata la prima e unica risposta ufficiale pervenutaci.