Comunicato congiunto Noi Restiamo – Bologna e Hobo in seguito alle proteste che hanno accompagnato la kermesse del Reunion organizzata da Unibo e rettore Dionigi nel weekend del 19-21 giugno
A pochi mesi dal “baciamo le mani” avvenuto in Santa Lucia tra il Re-ttore Dionigi e il ducetto Renzi, in questi giorni nelle aule e nelle piazze di Bologna è andata in onda la grande parata elettorale con cui il “Magnifico” vuole approdare a Palazzo D’Accursio. È il ReUniOn, iniziativa di importazione in stile americano con cui si fanno sfilare gli ex allievi di successo – alla faccia del processo di precarizzazione e declassamento di massa, della perdita di valore e significato della laurea e dei titoli di studio.
Alla parata gli unici a non essere invitati sono studenti e precari, che per due giorni hanno visto loro impedito l’ingresso e la presa di parola nel feudo del potere tramite il massiccio dispiegamento delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa messe in campo dal neo questore-sceriffo in linea con le volontà del sistema PD, di cui l’università rappresenta una storica articolazione. È palese come PD e Unibo siano tra loro legate da un filo nero: se da un lato il metodo di governo imposto è quello dell’austerity, della dismissione del welfare e dell’attitudine alla guerra per gestire i conflitti internazionali, dall’altro ad essere smantellati sono il sapere critico, le condizioni di lavoro del personale tecnico-amministrativo dell’università tramite i contratti vergogna a 2,80 l’ora firmati da Dionigi e dalle coop di Poletti, e il trattamento dei ricercatori e dei tirocinanti ricattati per lavorare gratuitamente. Nel curriculum vitae del Re-ttore va aggiunta anche la trasformazione dell’università in una sorta di scuola di polizia, che ha portato nell’ultimo mese quattro studenti e un ricercatore agli arresti domiciliari e altri due studenti al confino. Tutto in piena coerenza con le intenzioni di Dionigi di potenziare l’Unibo, facendone uno dei poli d’eccellenza nazionali conforme alla Riforma Gelmini, in cui si iscrivano solo i rampolli della classe dirigente e in cui non c’è spazio per i sempre più sfruttati e precari lasciati alle università di serie B, che realizzano infatti sempre meno iscritti.
Venerdì studenti e precari hanno sfidato il cordone di celere che impediva il passaggio verso Santa Lucia, dove l’inaugurazione del ReUniOn era tenuta dal sindaco uscente Merola e il sindaco entrante Dionigi. I manifestanti si sono quindi diretti in Piazza Santo Stefano per interrompere la proiezione della parata dionigiana e ribadire chiaramente come opporsi al ReUniOn significhi opporsi al supporto ideologico che le iniziative organizzate durante questa kermesse dovrebbero dare alla sacra famiglia del PD per giustificare le politiche di austerità e le scelte di chi soffia sui venti di guerra.
La mattina di sabato studenti e precari sono entrati in Piazza Maggiore con un banchetto per un volantinaggio di contestazione verso lo Start Up Day, un altro specchietto per le allodole per tanti giovani neolaureati dove si promettono false speranze di fronte a una realtà che parla del 75% di start-up che falliscono ogni anno, di disoccupazione e aziende che chiudono! In modo provocatorio è poi arrivato un banchetto di “Insieme Bologna”, razzisti mascherati per la solita campagna elettorale. La celere, braccio armato del PD, mentre difendeva i fascio-leghisti ci ha allontanato con scudi, spintoni e calci dalla piazza. In modo compatto e determinato siamo tornati in piazza, per continuare la contestazione.
Nella piazza centrale di Bologna, città che fu medaglia d’ora per la Resistenza, abbiamo assistito alla manifestazione plastica della Triplice Intesa su cui si reggono le attuali dinamiche di potere: estremismo di centro in piazza Re Enzo, il fascio-leghismo che viene lasciato scorrazzare per garantire a Renzi-Merola-Dionigi una legittima controparte a destra, e le forze di polizia che consentono il sereno scorrere del teatrino sulle spalle degli sfruttati e di chi cerca di alzare la testa.
Il pomeriggio siamo ancora una volta tornati per le strade per contestare il dibattito che si è tenuto in Piazza Minghetti dal titolo “La sfida alimentare”, con il presidente di Granarolo Calzolari, tra i responsabili dei licenziamenti e delle infami condizioni di sfruttamento dei facchini in lotta, l’amministratore delegato di Fico, i presidenti di Confcooperative, della commissione agricoltura del Parlamento Europeo e di Alce Nero, sponsor bolognese di Expo. Lo scenario è stato il solito: piazza completamente militarizzata da blindati e celerini. Ma la voce, i megafoni e i fischietti di precari e studenti sono comunque arrivati all’interno dello stand del dibattito, interrotto ripetutamente davanti a un isterico Dionigi. Nel frattempo, sul palco del dibattito a un attivista della rete Foglia di Fico veniva impedito di parlare.
Sono state importanti giornate di lotta, in cui il messaggio mandato alla sacra famiglia è chiaro: ovunque andrete, noi non vi daremo tregua! L’atteggiamento mantenuto in questi giorni da Unibo, Comune e Questura ribadisce un no deciso a qualsiasi forma di contrattazione, qualsiasi forma di dialogo, e crediamo sia da questo dato che bisogna partire per indirizzare la nostra azione. Quando non c’è più spazio per la contrattazione a livello europeo, con ricadute immediate sul piano nazionale e territoriale, immaginarsi di dialogare con i nostri nemici è tanto inefficace e sbagliato quanto collaborare con chi spera in un revival della concertazione. Questo mondo non esiste più, e se mai ancora esistesse, bisogna essere consci che è solo un trucco per appianare lo scontro sociale e dare l’illusione d’una integrazione degli espulsi proprio nel sistema che li espelle.
Abbiamo firmato le giornate #NoMalaUniversità, preparando il terreno per l’opposizione radicale al progetto renziano di smantellamento dell’università e di ulteriore e definitiva precarizzazione dei lavoratori, sebbene ci venga spacciato per un progetto di “buona università”. Sarà anzi per il mondo della formazione lo strumento corrispettivo di ciò che è stato il Jobs Act rispetto al mercato del lavoro, strumento contro cui si sono schierati perfino i candidati rettore che tentano di prendere le distanza dalla fallimentare amministrazione Dionigi. Noi, che quella amministrazione l’abbiamo sempre combattuta, continuiamo la nostra lotta contro il sistema di potere PD. Ai nostri posti ci troverete!
Hobo
Noi Restiamo – Bologna