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STOP BOMBING GAZA – presidio martedì 15 luglio, ore 18.30, p. s. francesco

Stop bombing Gaza
Solidarietà con il Popolo Palestinese

MARTEDÌ 15 LUGLIO 2014 – ORE 18,30
PRESIDIO in PIAZZA SAN FRANCESCO a BOLOGNA

palestina4 L’operazione “Protective Edge”, scatenata l’8 luglio da Israele con centinaia di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, ha ucciso in soli cinque giorni oltre 120 palestinesi dei quali molti giovani e bambini. Massacri e devastazioni a marchio israeliano sulla popolazione palestinese si ripetono ormai ciclicamente. Come nelle operazioni “Piombo Fuso” del 2008/2009 e “Colonna di fumo” del 2012, obiettivi dei bombardamenti sono ospedali, scuole e altri siti civili. I palestinesi della Striscia di Gaza sono isolati via mare e via terra, intrappolati nella loro terra con esigui mezzi di soccorso e sottomessi agli umori dell’Egitto per l’apertura di Rafah, unica via di uscita per i feriti.
“Protective Edge” è il pretestuoso epilogo, che si prospetta purtroppo di lunga durata, della rappresaglia feroce innescata dai coloni israeliani con l’omicidio di Mohammed Abu Khdeir, ragazzo sedicenne arso vivo, a seguito dell’omicidio dei tre giovani coloni israeliani. I bombardamenti su Gaza arrivano ad un mese dall’insediamento del Governo di unità nazionale palestinese e quasi in concomitanza del 10° anniversario della Sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che, il 9 luglio 2004, ha condannato il muro israeliano nei Territori Palestinesi. Come sempre, Israele è sordo a tutte le sentenze ed agisce con il favore degli USA, arrivato puntuale anche per l’operazione “Protective Edge”, e nel silenzio complice dell’Unione Europea che si è ormai circondata da pericolose situazioni di guerra.
In Italia, mentre l’Alenia Aermacchi (Finmeccanica) rifornisce a Israele caccia M-346, le istituzioni nazionali e locali tacciono e i media ripetono il solito cliché di capovolgimento dei fatti che dipinge i palestinesi come temibili terroristi e incornicia gli israeliani nel quadro limpido di povere vittime. Questa informazione distorta dell’ennesimo massacro a danno della popolazione palestinese è in innegabile complicità con la politica israeliana.
A differenza di quanto avviene a livello istituzionale e mediatico, sono già numerose e partecipate le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese nel mondo e in Italia alle quali ci uniamo invitando anche ad aderire alla compagna BDS (Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni) contro Israele.

Stop ai bombardamenti su Gaza
Stop alla farsa mediatica che propaganda la politica israeliana Solidarietà al popolo palestinese Solidarietà ai palestinesi in Italia Vita terra e libertà per il popolo palestinese

MARTEDÌ 15 LUGLIO 2014 – ORE 18,30
PRESIDIO in PIAZZA SAN FRANCESCO a BOLOGNA

Prime adesioni:
Rete dei Comunisti
Comitato Palestina Bologna
Noi Restiamo
Ross@ Bologna
TPO
Comitato Ucraina Antifascista
Rete CCP
Lazzaretto
PCL
USB Bologna
Labas Occupato
Pratello R’esiste


Informazioni e contatti:
http://comitatopalestinabologna.blogspot.com/
comitatopalestinabologna@gmail.com

Uno studentato su una bomba ecologica? No grazie

IMG_0721-642x336-2Questo pomeriggio insieme ai compagni dell’USB abbiamo presidiato l’entrata della multiutility Hera in viale Berti Pichat in sostegno ai lavoratori che da almeno una decina di anni lavorano sopra una vera e propria bomba ecologica e in un ambiente già altamente inquinato e potenzialmente cancerogeno.
Le notizie pubblicate da Contropiano (dopo un’interpellanza proprio in quel consiglio regionale da cui ieri il presidente Errani ha annunciato le dimissioni per una vicenda di appalti, cooperative e fratelli) parlano di vasche piene di agenti chimici utilizzati in passato per pulire il carbone, la cui pericolosità è data dall’alta tossicità e volatilità, con incluso il rischio cancerogeno, di cui non sappiamo se siano state effettivamente bonificate, né quando né come: insomma, di cui non sappiamo praticamente niente, in quanto gli unici controlli effettuati sono stati quelli evidentemente non imparziali di Hera stessa.
È una storia già sentita molte volte: quella di un problema che viene trascinato tra aule di tribunale, cambi di giunta comunale e vendite a privati, senza cercare una effettiva soluzione, ma rimandando nel tempo il più possibile per passare la patata bollente a chiunque verrà dopo.
La nostra preoccupazione va però oltre a quella per i lavoratori attualmente occupati negli uffici in Berti Pichat e allo sconcerto di fronte agli studi promossi dalla multiutility per minimizzare il rischio di esposizione, che hanno già identificato uno studente «tipo» che potrebbe abitare nella zona per al massimo dieci mesi all’anno per dieci anni, prima dell’effettivo rischio di contrarre un tumore, purché pesi meno di 70 chili! Questo in previsione del progetto di studentato che il nuovo acquirente privato aveva già considerato di costruire all’interno di una vera e propria cittadella, fortemente voluta dalle diverse giunte comunali targate PD.
È nell’osservare ancora una volta questo intricato legame tra le istituzioni locali, il PD bolognese e regionale, la aziende partecipate e le imprese di costruzione, che al di sopra dell’attuale problema ecologico identifichiamo un problema maggiore e ben più grave che è di natura prettamente politica: lo sfruttamento e la precarizzazione totale delle nostre vite, che in nome del profitto non si fa scrupolo di lasciarci senza casa, senza lavoro e senza salute.

Noi Restiamo

Garanzia di sfruttamento

IMG_0538Questa mattina assieme ad altre realtà antagoniste cittadine abbiamo voluto fare sentire la nostra voce al convegno organizzato in Sala Borsa da Regione, Provincia e Comune dall’ossimorico titolo: “La garanzia giovani parte. Con le imprese”.
Ci siamo presentati a una «festa» a cui non siamo stati invitati pur essendo gli oggetti protagonisti delle belle parole che venivano spese lì dentro: giovani, lavoro, garanzie. Ci siamo presentati per ricordare a tutti che non lasceremo prendere ad altri le decisioni che riguardano il nostro futuro.
Il progetto che ci viene offerto è molto lontano da ciò che si può definire «garanzia». L’unica soluzione che continuano ad offrire al problema della disoccupazione giovanile in questa Garanzia Giovani rispecchia lo spirito del Decreto Poletti (Jobs Act): precarietà diffusa e lavoro praticamente gratuito nelle forme contrattuali degli stage e degli apprendistati, forme di sfruttamento che garantiscono solo forza lavoro non pagata alle imprese.
Non potrebbe essere altrimenti visto che questo piano segue le linee guida per i giovani dell’Unione Europea, assai poco interessata alla garanzia di un lavoro dignitoso per i giovani dei paesi più colpiti dalla crisi (l’esempio Greco insegna) ma molto più interessata a garantirsi manodopera a basso costo, flessibile.
I più fortunati, quelli che si sono potuti formare, infatti, hanno la grande opportunità garantita dall’unione delle frontiere europee di emigrare per andare nei paesi del nord a vendere il proprio lavoro per due lire in più; per gli altri precarietà e sfruttamento.
Oggi ribadiamo la nostra opposizione alle politiche europee e ai loro fantocci politici italiani che a suon di tagli e riforme sul lavoro distruggono ogni prospettiva di vita dignitosa per vecchie e nuove generazioni delle classi popolari.
Il controsemestre popolare continua.

Solidarietà al Barattolo: per un quartiere aperto e contro l’intolleranza

Esprimiamo la nostra solidarietà al Barattolo di via del Borgo di San Pietro per il danneggiamento subito la notte del 28 giugno. È chiaro a tutti che il gesto non è stato solo un attacco di semplici vandali, ma data la particolarità del locale, un importante spazio LGBTQ, è riconducibile a un clima di intolleranza che sentiamo pericolosamente venire aumentando, aizzato dalla nascita di «comitati anti-degrado» e prontamente cavalcato da quelle organizzazioni che in questa città sopravvivono solo sventolando la bandiera del razzismo, dell’omofobia e, in generale, dell’odio per ogni forma di diversità, dalla Lega Nord a Forza Nuova. Anche questa volta notiamo come un gesto di questo tipo non desti l’attenzione dei giornali locali o la solidarietà delle istituzioni comunali o dei partiti «democratici», indignatissimi però quando ad andare in frantumi è la vetrina della sede di un gruppo dichiaratamente neo-fascista.
Non vediamo molta differenza tra azioni come questa e l’attacco che la Lega Nord sta facendo contro le occupazioni abitative nel quartiere, minacciando l’intervento fisico per provocare un possibile sgombero.
A queste squallide provocazioni rilanciamo l’idea di un quartiere solidale e libero da ogni forma di discriminazione

Noi Restiamo

Allargare lo spazio del confronto: le potenzialità del Controsemetre Popolare

Il 28 giugno è arrivato, si è svolto ma non è finito davanti alla sede italiana della Commissione Europea. Abbiamo assistito anzi a una giornata capace di aprire una breccia, di rilanciare la centralità di un tema, quello del ruolo dell’Unione Europea come polo imperialista in via di definizione, che non può essere accantonato nelle lotte dei soggetti deboli che subiscono i costi di questo processo di convergenza politica tra le alte sfere della borghesia transnazionale.
Con la mobilitazione di sabato diventa un dato di fatto l’emersione di un’opposizione a sinistra al fenomeno politico più reazionario sul piano continentale dal dopo guerra a oggi. Un’opposizione complessiva quanto complesso è il fenomeno in atto, e che assume una presenza definitiva nella discussione politica di classe tale da non poter essere più tralasciata. Si apre la possibilità di colmare uno spazio che non deve essere colpevolmente abbandonato in mano alle destre e che deve saper marcare la distanza e l’alterità rispetto a qualsiasi annuncio imbonitore dell’attuale governo.

La centralità delle questioni messe sul piatto da questa manifestazione è verificabile innanzitutto da un’attenta e onesta analisi, quale quella avviata da anni da alcune della realtà presenti in piazza sabato, e che punta, pur nelle varie ipotesi politiche possibili, a individuare l’innegabile ruolo antipopolare e antidemocratico dell’UE. Ma è inoltre riscontrabile anche dalla presenza organizzata lungo il corteo di tutti i soggetti che alle nostre latitudini pagano le conseguenze delle decisioni assunte dal governo di questo super-stato e, non marginale, dall’attenzione che a posteriori anche i media hanno dovuto porre a questa mobilitazione. Una mobilitazione che, per scelta dei tempi, delle forme comunicative e delle decisioni prese nel pur stretto percorso di costruzione, ha saputo cogliere in contropiede su un campo appunto tanto centrale.

Quello che ci preme sottolineare è quindi la possibilità, ora, di esondare oltre i dignitosi ma insufficienti confini delle soggettività scese in piazza. Verificata la fondamentale tenuta delle organizzazioni, bisogna ora coinvolgere e mettere a confronto quelle diffuse reazioni di resistenza ai processi di valorizzazione del capitale messi in atto da una classe dirigente che vuole reggere la competizione globale durante la crisi, e che si è data le attuali istituzioni comunitarie come centrale operativa sotto cui far muovere i rapporti di produzione. E’ d’altronde questo lo spirito stesso con cui è stato convocato il Controsemestre Popolare, e in base al quale vi abbiamo aderito convintamente: un punto d’accumulazione dei momenti d’analisi, confronto, lotta, riappropriazione che si seguiranno nei prossimi mesi, con l’oggettività delle conseguenze materiali dei diktat della troika a fare da agglutinante per la formulazione di una risposta dal basso all’altezza della sfida. Sfruttando il centro di gravità politico colto dalla proposta lanciata sabato dalle organizzazioni di classe, è necessario adesso individuare nella sedimentazione dei processi di conflitto e di ricomposizione sociale gli obiettivi su cui insistere lungo tutti i percorsi che sapremo incrociare. Come abbiamo detto recentemente, infatti, il Pd e l’establishment attualmente incaricato di governare la crisi, non perderanno occasione per utilizzare mediaticamente lo spazio reso disponibile dalla vetrina del semestre di presidenza che si avvia oggi, per poi dispiegare a cascata tutta la dirompente offensiva politica da qui possibile. Ne abbiamo avuto un assaggio dopo l’ultimo Consiglio Europeo. Renzi infatti propone e vanta il raggiungimento di “un disegno di bellezza”(!) che sappia garantire un minimo di flessibilità dagli stritolanti parametri su cui si è sviluppata l’austerity attuale, livelli sul lungo periodo suicidi anche per chi finora li ha imposti, e per l’allentamento dei quali si è ottenuta dal governo la garanzia di agire ancora più convintamente per la realizzazione delle politiche neoliberali sul piano economico, sociale e istituzionale. D’altronde è questo il compito di cui sono stati incaricati gli ultimi tre esecutivi.

Pensiamo che le giornate di mobilitazione che la scorsa settimana si sono coordinatamente susseguite a Bologna siano state un buon esperimento da prendere in considerazione per chi appunto oggi vuole superare i propri limiti e praticare il conflitto e i suoi linguaggi anche di fronte a una discussione politicamente impegnativa quale quella che riguarda l’UE e i suoi meccanismi. Modulando gli obiettivi da individuare lungo lo svolgimento di quella tre giorni, nell’articolarsi di un percorso condiviso con soggetti politici portatori di differenti pratiche e differenti traguardi immediati, durante la settimana appena trascorsa nella città felsinea si è riusciti a realizzare uno spazio dove superare i limiti soggettivi di chi cerca di offrire risposte di lotta su un necessario piano generale, mettendo a disposizione l’analisi sull’identità che oggi assume il nemico di classe e dando visibilità e rilancio anche alla data del 28. Si avvia quindi tanto sul livello territoriale quanto su quello nazionale un cammino lungo e stimolante. Avevamo già detto che l’appuntamento nazionale appena passato è espressione di un progetto che ha bisogno anche di altre gambe: chiarita la strategia generale, tocca adesso a tutti i soggetti promotori individuare le scelte più indicate per praticarla e allargarla. Disegnare la cornice del Controsemestre è stata un’intuizione intelligente che deve permetterci ora di cogliere al meglio gli spazi che mette a disposizione.

Visita guidata a la Repubblica

IMG_0484Stamattina “visita guidata” alla sede bolognese de La Repubblica, nell’evento di apertura di una tre giorni cittadina lanciata nell’assemblea cittadina di mercoledì con le realtà bolognesi, in vista del vertice sulla disoccupazione giovanile che doveva tenersi l’11 luglio a Torino, giornata di lotta che doveva esser una delle prime giornate del Controsemestre Popolare che comincerà il 28 giugno con la manifestazione di Roma nella critica delle istituzioni europee e della presidenza europea del Governo Renzi.
Sono state distribuite delle finte pagine della testata, ma più sincere di quelle reali, e aperto uno striscione, a cui è seguita una severa discussione con la redazione presente in quel momento.
Riconosciamo ne la Repubblicalarep1 il principale organo di propaganda dell’attuale classe politica, che ha avuto la funzione negli ultimi quattro anni di convincere anche l’elettorato “più di sinistra” della necessità di ben tre governi di grande coalizione, tutti irrimediabilmente non eletti democraticamente, che nel falso nome del bene comune hanno imposto le politiche troikiste dell’Unione Europea di taglio del welfare state e di ulteriore precarizzazione del lavoro. La Repubblica non è un mezzo di informazione indipendente, ma è a tutti gli effetti un pieno responsabile del quadro politico attuale. Domani 24 giugno, giornata con tema “debito e banche” per continuare il 25 “piazza itinerante” contro jobs act, precarietà e speculazione urbana.
Rilanciamo poi il 28 giugno, ore 14 Piazza del Popolo, Roma. Apriamo il Controsemestre Popolare!

 

Rifiutato il cambio di residenza agli occupanti di via Irnerio

asia3Cominciamo a percepire gli effetti disastrosi dell’applicazione del Decreto Lupi, in particolare del famigerato art. 5, ulteriore attacco alle condizioni di vita già precarie dei settori sociali duramente colpiti dalla crisi che attraversa i sistemi politici occidentali. Governi già incapaci di operare cambiamenti di rotta per creare soluzioni reali alle esigenze primarie della popolazione, quale quella di una casa, rifiutano qualsiasi tipo di alternativa che provenga da quella stessa popolazione che, ridotta alla fame, rifiuta di arrendersi e si organizza per difendere i propri diritti e conquistare ciò che le spetta. E’ in questo senso che dobbiamo leggere il rifiuto dei cambi di residenza richiesti recentemente, da parte di alcuni abitanti delle case occupate “Nelson Mandela” a Bologna, opposto in questi giorni dall’amministrazione locale.

Vivere in un’occupazione non è certo il sogno del cittadino medio, tuttavia è una delle poche forme di resistenza reale della società a un’emergenza che dilaga, alimentata dal costo della vita sempre più elevato, dalla speculazione edilizia incontrollata e dalla passività dei governi che si succedono. Per questo il “piano casa” non è soltanto un attacco alla riappropriazione di diritti che vengono giorno dopo giorno sottratti alla popolazione e trasformati in servizi a caro prezzo, ma soprattutto una minaccia rivolta a chi si attiva in prima persona per difendere esigenze primarie, a chi sceglie di non rimanere fermo e passivo di fronte a un disinteresse così scellerato verso le condizioni di vita della popolazione. E’ chiaro che se la scelta di partecipare a una lotta abitando uno stabile occupato comporta l’impossibilità di avere luce, acqua, residenza, di richiedere un alloggio popolare, non soltanto le vite di chi compie questa scelta saranno ulteriormente distrutte, ma sottopone tutti coloro che versano nelle stesse condizioni a un ricatto palese: o si sta alle condizioni imposte, aspettando giorni, mesi o anni un alloggio “popolare” o un letto in dormitorio oppure si diventa un fuorilegge da combattere.

Questo decreto, infatti, non contiene alcuna soluzione alla crescente emergenza abitativa, anzi legittima il fatto che decine di migliaia di persone non abbiano nemmeno una casa come un semplice dato di fatto, come fosse una condizione naturale. Gli unici provvedimenti, in un atto che dovrebbe andare incontro ai bisogni sociali, sono in materia di gestione dell’ordine pubblico e fanno gli interessi di speculatori e palazzinari. E’ chiaro ormai che il progetto generale che si concretizza nel governo Renzi consiste non solo nel mantenere prioritari gli interessi internazionali che schiacciano e stritolano le fasce più deboli della società, ma anche nel mettere a tacere qualsiasi voce di dissenso e di alternativa che possa ridestare la coscienza della popolazione.

Asia-Usb
Noi restiamo

Per un controsemestre di lotta: saltato l’11, rimane il 28 giugno

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Rinviato il vertice sulla (dis)occupazione giovanile nell’UE convocato per l’11 luglio.
L’inizio estate 2014 si era configurato più che mai “caldo”, con le due importanti date di fine anno del 28 giugno a Roma e dell’11 luglio a Torino, con i conseguenti percorsi di avvicinamento che le varie realtà conflittuali e antagoniste si stavano sforzando di costruire in coordinamento.

Quella che doveva essere la data principe, il controvertice dell’11 luglio, è stata spostata da Renzi e Van Roumpy, presidente del consiglio europeo: la classe dirigente del nostro paese, il partito di governo da 40% alle elezioni, partecipano a un percorso di ristrutturazione politica-economica-sociale-culturale a livello continentale, portato avanti dal capitale che non vede altra via d’uscita che concentrarsi e “strutturalizzare” la precarietà per sopportare e sopravvivere all’emergere di nuovi competitori globali. Questa ristrutturazione ha prodotto un soggetto, frutto di questa
“lotta di classe dall’alto” che prende il nome di Unione Europea, e che in questo momento determina ad ogni livello senza nessun margine di controllo democratico e tantomeno popolare sulle sue decisioni.

Il fatto che saltato l’evento, siamo costretti ovviamente a rinunciare al nostro contro-evento, ci indica ancora una volta la necessità della costruzione di percorsi che sappiano si contestare le kermesse della controparte, ma anche darsi scadenze proprie. Il primo passo in questa direzione è quello di capire chi è questa “controparte”, come si muove, perchè, dove vuole arrivare. Renzi ha spostato il vertice, possiamo certo ipotizzare perchè (evitare contestazioni, non trattare di
un argomento così spinoso in un paese dove la responsabilità della disoccupazione non può essere ché collegata al suo partito, … ), ma la disoccupazione di massa, in particolare giovanile, rimane. Sono state fatte negli anni scelte politiche volte alla precarizzazione del futuro dei giovani, allo smantellamento del sistema produttivo, del welfare. Ad applicarle abbiamo visto succedersi governi di centrodestra, centrosinistra, di “tecnici”, di larghe e larghissime intese,
in Italia come in altri paesi(i cosiddetti PIIGS), e perchè? “c’è lo chiede l'(Unione) Europea…”.
Con questa consapevolezza avevamo deciso di partecipare sia al controvertice dell’11 luglio, ma anche alla costruzione del controsemestre popolare di lotta, la cui prima data sarà il 28 giugno a Roma, per dire la nostra sul semestre di presidenza italiana della UE, e iniziare a costruire i 6 mesi di lotta contro tutte le manifestazioni della politica continentale nel nostro paese.

Va ribadito dall’altra parte la ferma intenzione di portare a termine il percorso che si è fin qui costruito in vista dell’11 nei territori: come riconosciuto da tutti infatti i problemi rimangono, le lotte rimangono, e ciò che si decide in alto ci si manifesta di fronte anche nella nostra vita quotidiana. Notiamo solamente un dato in più: capita che la costruzione di un percorso, per quanto meno visibile e altisonante,è più forte e più concreta dell’evento stesso, e questo crediamo sia possibile nel momento in cui esiste un confronto che prova a fare sintesi politica, nonostante le divergenze.

La ricerca di una sintesi politica è uno sforzo difficile e non sempre possibile, ma che a volte non si vuole affrontare nonostante la sua necessità.

A questo punto non ci rimane che dire: #civediamoil28

documento sul controsemestre e sulla manifestazione del 28 giugno: http://noirestiamo.noblogs.org/post/2014/06/17/28-giugno-11-luglio-due-le-date-una-sola-lipotesi/

Noi Restiamo
21/6/2014

28 giugno: costruiamo il controsemestre popolare

Uscita pubblica in piazza Verdi per propagandare l’inizio del controsemestre popolare e la sua apertura con la manifestazione del 28 giugno a Roma.