L’ultimo film di Paul Thomas Anderson, basato su una recente fatica letteraria dello scrittore statunitense Thomas Pynchon, è un oggetto difficile da maneggiare. La cifra stilistica di questo oggetto si può riassumere nello spiazzamento, nel disorientamento che provoca in chiunque tenti di arrivare al suo nucleo fondamentale. Durante la visione del film lo spettatore si trova nella difficile situazione di districarsi in una trama che si complica col passare dei minuti, e che mette in discussione ogni passaggio logico. La non facile ‘leggibilità’ dell’intreccio narrativo è ciò che ha fatto più discutere – e forse non a torto.
Vizio di forma è la parodia di un noir classico, sradicato dalle lugubri e piovose ambientazioni notturne delle metropoli anni Cinquanta, e trapiantato nell’assolata California dei Seventies. Nel ruolo d’investigatore, dell’eroe “negativo” in costante conflitto con la Legge, troviamo il detective privato Larry “Doc” Sportello, ironica figura di hippie sconvolto dalle droghe ma capace di grandi intuizioni, come dimostrerà nel film.