I frammenti di realtà in “Vizio di forma”

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L’ultimo film di Paul Thomas Anderson, basato su una recente fatica letteraria dello scrittore statunitense Thomas Pynchon, è un oggetto difficile da maneggiare. La cifra stilistica di questo oggetto si può riassumere nello spiazzamento, nel disorientamento che provoca in chiunque tenti di arrivare al suo nucleo fondamentale. Durante la visione del film lo spettatore si trova nella difficile situazione di districarsi in una trama che si complica col passare dei minuti, e che mette in discussione ogni passaggio logico. La non facile ‘leggibilità’ dell’intreccio narrativo è ciò che ha fatto più discutere – e forse non a torto.

Vizio di forma è la parodia di un noir classico, sradicato dalle lugubri e piovose ambientazioni notturne delle metropoli anni Cinquanta, e trapiantato nell’assolata California dei Seventies. Nel ruolo d’investigatore, dell’eroe “negativo” in costante conflitto con la Legge, troviamo il detective privato Larry “Doc” Sportello, ironica figura di hippie sconvolto dalle droghe ma capace di grandi intuizioni, come dimostrerà nel film.

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Torino 28/03: mai con salvini. Immagini, video e audio dal corteo

A poco più di 100 metri dalla partenza il corteo viene caricato dalla polizia

 

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Conoscere il jobs act per combatterlo – di iononlavorogratis

Mercoledì alle H.17:00 proproniamo all’interno del percorso e con i compagni di iononlavorogratis un momento di dialogo e confronto per discutere del Jobs Act e dei decreti attuativi che entreranno in vigore in questo periodo.

Dopo un autunno di iniziative e dibattiti, dopo le contestazioni al Recruiting Day e al Career Day, alla presenza dei ministri dell’austerity all’azienda-Unibo e all’inaugurazione dell’anno accademico di Dionigi&Renzi, continua il percorso di #iononlavorogratis verso la mobilitazione contro l’Expo di Milano, modello di sperimentazione della precarizzazione definitiva.

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Torino non si lega

Sabato 28 febbraio la Lega Nord ha organizzato una manifestazione a Torino per chiedere lo scioglimento della giunta regionale a maggioranza PD guidata da Sergio Chiamparino, per via di un presunto scandalo legato alle firme false per la presentazione delle liste elettorali.

Ancora una volta Salvini ed i suoi cercano di presentarsi come l’unica alternativa al PD e alle sue politiche di austerità targate UE, offrendo soltanto razzismo e xenofobia come risposta.

In questo quadro vanno inseriti il tentativo a dicembre del segretario leghista di visitare le palazzine dell’Ex MOI, occupate da mesi da centinaia di rifugiati e richiedenti asilo, o la recentissima visita al campo rom di Lungo Stura Lazio. L’operazione della lega è chiara: buttare fumo negli occhi, attribuire le cause dell’impoverimento, la precarizzazione, la perdita dei diritti e del welfare ai crescenti flussi migratori e non al processo di lotta in classe dall’alto verso il basso partito dagli anni ’80 e in cui viviamo ancora oggi.

A questa operazione si deve dare una ferma opposizione, militante e popolare.

Per questo motivo sabato dalle ore 15.00 come nodi locali della campagna Noi Restiamo saremo in Piazza Castello a Torino: per opporci al razzismo fascioleghista, per opporci all’austerity del PD e dell’UE, per la ricomposizione sociale.

Noi Restiamo

 

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“Magazzino 18” e il vittimismo italiano

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Bologna “la rossa”, la chiamavano: da tempo abbiamo potuto verificare fino a che punto ciò non sia più vero. Di recente lo si è visto nel tentativo di impedire un dibattito sulle foibe all’interno dell’università, con la presenza di storici e ricercatori contro il revisionismo storico. E la situazione si è ripetuta negli ultimi quattro giorni con l’assordante silenzio da parte della “società civile democratica” cittadina, in risposta allo spettacolo Magazzino 18 di Cristicchi, ospitato in uno dei principali teatri cittadini, l’Arena del Sole. Per quanto ci riguarda non potevamo rimanere indifferenti di fronte allo scempio della verità storica nel nome dell’equidistanza fra vittime e carnefici, per di più basate su fonti palesemente fasciste come il libro “Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani”. Per questo durante lo spettacolo di oggi pomeriggio abbiamo “inondato” di volantini la platea ricordando l’occupazione italiana e fascista nelle zone dell’ex Jugoslavia.

A seguire il volantino e il nostro articolo critico sullo spettacolo Magazzino 18.

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Ed ecco il nostro articolo critico sullo spettacolo di Cristicchi:

Immaginate il vostro mondo che stranamente diventa altro […] All’improvviso vi sentite estranei, come alieni rispetto a quella che pensavate fosse la vostra terra, perché nel frattempo altri se ne stanno appropriando, altri sono arrivati e si prendono il vostro posto.

Queste parole fanno parte del monologo con cui Simone Cristicchi apre lo spettacolo teatrale Magazzino 18. È strano come certi discorsi abbiano un senso fortemente ambivalente, specie se si tratta della storia di un confine geografico, come quello italiano nord orientale. Si potrebbe benissimo immaginare (avendo il coraggio e la coscienza di farlo) che quel discorso fosse stato  pronunciato da un ipotetico abitante di Ljubljana, mentre testimoniava i giorni dell’occupazione italiana, quando la città fu interamente cinta da filo spinato e trasformata in un unico grande campo di concentramento. Così non è in Magazzino 18, che nasce come racconto dell’esodo della popolazione giuliano-dalmata in seguito alla fine della seconda guerra mondiale. Trattandosi di un argomento estremamente complesso, tanto più se lo si propone in chiave artistica, ci si aspetterebbe una cura particolare per i riferimenti storici che non faccia torto ai fatti. Ma quello di Cristicchi è un racconto certamente improntato più all’emozionalità e al pathos che alla razionalità della ricostruzione storica [1]. Un’operazione che ha un preciso senso politico, per quanto l’attore e cantautore si sforzi di negarlo.

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Whiplash come pretesto. Note sulla critica dell’ideologia artistica

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Recentemente è apparso sull’Internazionale un articolo [1] di Goffredo Fofi sull’ultimo film di Damien Chazelle, Whiplash, vincitore di ben tre premi Oscar quest’anno. L’articolo in questione parla del film come di “una favola per gonzi di destra”, cosa che ha fatto storcere il naso a più di uno spettatore [2]. Non è nostra intenzione difendere a spada tratta Fofi, che non ne ha certo bisogno, ma vorremmo soffermarci su un particolare appunto che gli viene mosso, perché crediamo sia perfetto segno dei tempi in cui viviamo: criticare un’opera perché “di destra” o “di sinistra” sarebbe sbagliato.

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L’austerità in casa, la guerra alle porte

ROMPERE LA GABBIA DELL’UNIONE EUROPEA PER USCIRE DALLA CRISI E DALLA GUERRA

IMG-20150302-WA0002È ormai evidente come la tesi delle classi dominanti che vede nella costruzione dell’Unione Europea una spinta verso “la pace e la prosperità dei popoli” sia solo la maschera ideologica di una realtà ben diversa. Dai trattati di Maastricht in poi, l’UE si è sempre più apertamente dimostrata per quello che realmente è: un polo imperialista che entro i suoi confini conduce una guerra senza quartiere ai diritti dei lavoratori e dei propri cittadini e che si proietta all’esterno in modo aggressivo e militare per l’accaparramento di nuove risorse e di mercati di sbocco per i propri capitali. Continua a leggere