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Start Up Day presenta: il lavoro nel mondo reale

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Qualche volantino contro lo Start Up Day e la sua retorica tutta ideologica, nella stessa piazza in cui contemporaneamente a una delle troppe sigle fascio-leghiste è stato concesso di far la sua becera propaganda, ha portato la polizia e un’amministrazione cittadina senza ruolo a dare il beneplacito a Dionigi: lui può continuare indisturbato la sua kermesse elettorale senza alcuno spazio al dissenso, così come Insieme Bologna è tutelata nel portare avanti messaggi d’odio e discriminatori.

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Conoscere il jobs act per combatterlo – di iononlavorogratis

Mercoledì alle H.17:00 proproniamo all’interno del percorso e con i compagni di iononlavorogratis un momento di dialogo e confronto per discutere del Jobs Act e dei decreti attuativi che entreranno in vigore in questo periodo.

Dopo un autunno di iniziative e dibattiti, dopo le contestazioni al Recruiting Day e al Career Day, alla presenza dei ministri dell’austerity all’azienda-Unibo e all’inaugurazione dell’anno accademico di Dionigi&Renzi, continua il percorso di #iononlavorogratis verso la mobilitazione contro l’Expo di Milano, modello di sperimentazione della precarizzazione definitiva.

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Renzi, PD, Unione Europea fuori dal nostro futuro! Il vostro fango vi sommergerà!

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Con questo striscione e qualche chilo di fango ci siamo presentati in piazza Azzarita ieri, giovedì 20 novembre, per “accogliere” Matteo Renzi, in tour a Bologna per chiudere la campagna elettorale del suo scudiero Bonaccini. Il riferimento è chiaramente alla tragica situazione in cui versano molte città del Nord Italia, devastate da alluvioni e fango a causa  della criminale gestione del territorio di cui sono state oggetto e che certo non trarranno giovamento dallo Sblocca Italia, che prevede altre “grandi opere” e cementificazioni indiscriminate su tutto il territorio nazionale. Continua a leggere

Renzi, Bologna ti rifiuta!

Il governo Renzi e il Partito Democratico, rappresentano oggi la testa di ponte per l’attuazione delle politiche di austerità imposte dall’Unione Europea al nostro Paese.

Questo governo è ormai il terzo consecutivo privo di alcuna legittimazione popolare ed è forse quello che sta portando l’attacco più massiccio alle classi popolari e agli spazi democratici all’interno del Paese.

Basti pensare al Jobs Act, grazie al quale si tornerà a rapporti lavorativi pre-novecenteschi, al “Piano Casa”, che criminalizza il disagio sociale diffuso che porta migliaia di persone ad organizzarsi nella lotta per il diritto all’abitare, allo “Sblocca Italia” con cui legalizzare devastazione dei territori e malaffare, e al rifiuto di aprire qualsivoglia tavolo di trattativa con i corpi intermedi della società. Lontano dal rappresentare quella tanto paventata novità di cui si fregiava, Renzi non è altro che un burattino nelle mani delle classi dirigenti europeiste che, messo da parte il recalcitrante e ormai impresentabile Berlusconi, hanno ora bisogno di un attore che sappia recitare per bene la sua parte; che sappia cioè rendere questo Paese “competitivo e affidabile” per attirare investimenti esteri al costo di demolire ogni residuo dei diritti dei lavoratori e ridurre al minimo possibile i salari diretti e indiretti.

Giovedì, Matteo Renzi sarà a Bologna per chiudere la campagna elettorale di Stefano Bonaccini, aspirante Presidente dell’Emilia-Romagna e suo uomo di fiducia. Non perderemo l’occasione per fargli sentire la nostra voce, per fargli capire che non accetteremo supinamente il processo di centralizzazione europea di cui lui e il suo partito si stanno facendo garanti, come non accetteremo senza lottare la precarizzazione di milioni di vite, i tagli alla sanità e all’istruzione, la svendita del patrimonio pubblico e la repressione del dissenso nelle piazze.

Per tutti questi motivi invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio che si terrà giovedì 20 novembre ore 20.00 Paladozza, piazza Azzarita Bologna

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Chi soffia sui venti di guerra

Sembra di essere tornati indietro di cento anni netti, quando le testate giornalistiche si facevano trombe di guerra al servizio di quella classe politica tutta -a parte qualche significativa scissione- che la guerra la voleva a tutti i costi.

Sembra di tornare a leggere le parole di D´Annunzio sulle colonne del Corriere della Sera, o quelle del giovane Mussolini sul suo nuovo Popolo d´Italia, finanziato direttamente dalla Francia.

Oggi come allora la classe politica tutta, e questa volta senza nessuna ribellione in vista, é pronta, vuole e desidera la guerra, e oggi come allora la stampa libera e democratica del nostro paese é pronta a farsi cassa di risonanza dell´interventismo del Pd, del dinamico duo Renzi&Mogherini, e della UE unita ancora nel mortale abbraccio della Nato con gli USA. Anche qui, senza che nessun fronte “neutralista” sembri possa esistere.

Non ci scandalizziamo ormai piú per niente, ma non per questo dobbiamo abituarci alle oscenitá militariste che escono ogni giorno dagli editoriali e dagli articoli di Repubblica e del Corriere che proprio come la propaganda del 1914 e del 1939 vogliono spingere l´opinione pubblica a supportare un intervento contro la Russia, proprio come ai bei tempi andati.

Affronteremo ora, brevemente, l´editoriale del 5.09.2014 di Ezio Mauro su la Repubblica. Basterebbe il titolo “L’Occidente da difendere“ a fare rizzare i capelli ai sinceri democratici e pacifisti, ovvero proprio quelli che nel 2001 e nel 2003 leggevano la Repubblica come ultima possibile resistenza pacifista “intellettuale” contro gli allora Bush e Berlusconi. Ma si vede che la guerra é bella o brutta a seconda di chi la combatte.

Questo Occidente da difendere fa inoltre riaffiorare alla memoria i peggiori teorici politici degli ultimi anni, la Fallaci in Italia, Huntington negli States, che –sempre al tempo- venivano accusati di essere in odore di fascismo, o quantomeno un tantino xenofobi e razzisti, proprio nel senso di porre la propria razza, anche se adesso si chiama “civilitá”, ed é quella occidentale, al di sopra delle altre.

Il nostro caro Ezio misura con inquietudine gli sconfinamenti di Putin, ma non il governo nazista di Kiev che bombarda la cittá, e che le sanzioni –guarda un po´, non abbiamo imparato proprio niente- non portano altro che un maggiore nazionalismo. Scopre lo spirito imperialista della Russia, ma non la pressione militare che la Nato ha strategicamente portato avanti negli ultimi anni assorbendo in sé i paesi confinanti. Per poi volare senza soluzione di continuitá ed atterrare placidamente sul Califfato Islamico, tracciando cosí un tracciato che unisce inseparabilmente uno Stato sovrano e un gruppo militare odiato da tutti e ponendo cosí un netto confine che distanzia Noi, l´Occidente e la civiltá, e gli Altri, il resto del mondo e la barbarie.

Ezio ne deduce che se due “parti del mondo” (!) designano l´Occidente come loro nemico, allora questo Occidente deve esistere, e deve esserne cosciente, e quindi difendersi combattendo il non-Occidente. La banalitá costruttivista di questa analisi é nauseante. La Russia non ha dichiarato nessuna guerra all´Occidente, ma sta agendo in maniera difensiva, per quanto violenta, all´espansionismo della Nato, che era una clausola piuttosto naturale in seguito al crollo dell´URSS. Il Califfato prima che all´Occidente sembra avere dichiarato guerra all´Islam stesso, entrando in conflitto contemporanemanete contro tutti gli Stati esistenti, tanto che in questo momento dobbiamo in qualche modo sostenere addirittura i nostri eterni nemici quali l´Iran, la Siria, e addirittura i Curdi.

Cosa dovremmo fare quindi? Dobbimo ridefinire l´Occidente “come un elemento della nostra identità culturale, istituzionale e politica”.

L´ultimo grande argomento del buon Ezio é la solita paternale contro la crisi e sul fatto che la democrazia deve tornare ad affermarsi con forza dentro i confini per rafforzare le istituzioni eccetera.  Ma quello che vuole dire veramente ha il vecchio sapore della democrazia esportata sulla punta delle baionette, un Occidente ricostruito a partire dalla sua base militare, lodando quindi il summit gallese della Nato ed esortandolo a fare di piú.

Non analizzeremo piú a fondo questo sgraziato peana, né vogliamo entrare nei suoi analoghi cantati dagli altri giornali.

Solo un paio di concetti é bene ribadire, che é la lezione che ci hanno fatto alle elementari sulla guerra, la piú semplice, e che viene troppo spesso dimenticata. Non esistono guerre di valori, ma solo guerre economiche; se il tuo paese vuole entrare in guerra ti mostrerá il tuo avversario come un mostro, lo disumanizzerá in modo che tu non abbia problemi poi ad ucciderlo.

Nel 1915 i mostri erano gli Austriaci, nel 1940 erano gli Inglesi, i Francesi e i Russi, nel 1943 si sono traformati in Tedeschi. Oggi i mostri sono di nuovo i Russi, e gli Islamici… Il ruolo di Ezio ­–il ruolo dei mezzi di disinformazione di massa- é ripetercelo finché non ce ne convinceremo e lo accetteremo senza problematizzare né fare domande, in modo che tutti sventolino la bandiera italiana quando entreremo in guerra, e che tutti gridino “cannoni” alle adunate di piazza.

Noi non ci faremo incantare. Essere pacifisti é un buon inizio, ma bisogna essere anitfascisti e antimperialisti sempre per capire chi conduce le guerre, perché, e dove.

Noi restiamo

Renzi, Schulz, PD e PSE: solo guerra e precarietà!

10606313_1469900849948961_7282289724437560931_nCon questo striscione abbiamo voluto salutare oggi l’arrivo di Matteo Renzi alla festa dell’Unità di Bologna.
Lo abbiamo voluto salutare, assieme al leader tedesco del PSE, Martin Schulz, con due parole molto chiare e semplici che riassumono l’essenza delle politiche portate avanti dal PD e dal PSE: guerra e precarietà!
Il Partito Democratico infatti assume, nel suo agire politco, la filosofia, la visione del mondo e la responsabilità politica delle istituzione dell’UE, che levano alta la bandiera della precarietà lavorativa ed esistenziale, delle privatizzazioni, della guerra fra poveri, a favore della competizione internazionale a ogni costo senza curarsi del massacro sociale che tutto ciò comporta.
Renzi è chiamato, dopo la poca spendibilità di Monti e Letta, a stabilizzare l’anomalia italiana mostrando mediaticamente di avere un ruolo di mediazione rispetto ai vincoli della Troika, ma applicandone le politiche in realtà in toto.
Con questo striscione abbiamo voluto ricordare il ruolo del PSE, che con Schulz ha soffiato sulla guerra in Ucraina; come anche Mogherini, Ministro della Difesa italiana, alto rappresentante per la politica estera europea, che rimane comunque sulle posizioni non concilianti di NATO e UE, nonostante il tentativo dell’altra parte di siglare una tregua duratura.
Questo striscione vuole essere un altro segno del nostro dissenso alla Festa dell’Unità dopo le contestazioni della settimana scorsa: prima al ministro Lupi, che ci ha visti presenti con ASIA USB, poi a Farinetti, azione di protesta con cui solidarizziamo pienamente. Piano casa, Jobs act e grandi opere, simboli dell’attacco dall’alto alle fasce più deboli, della speculazione, per precarizzare, per scomporre, sfruttando disoccupazione e miseria.
Renzi è chiamato ad attuare queste misure che, oltre che nei contenuti, anche nella forma – la governabilità al primo posto, attuata tramite l’accentramento istituzionale, l’assenza di consultazioni democratiche e la fine del confronto con i corpi intermedi – corrisponde al piano dell’UE e di Schulz, presidente del suo Parlamento senza poteri.

Rilanciamo il Controsemestre Popolare e di Lotta
Noi Restiamo

Schulz e Renzi: la Festa neoliberista dell’Unità

Gli organizzatori della Festa nazionale dell’Unità di Bologna hanno rotto gli indugi e finalmente gettano la maschera. Hanno deciso infatti di accogliere con queste parole, scritte nero su bianco lungo uno striscione di 10 metri, gli ultimi sprovveduti ospiti che verranno a farsi imbonire dalle parole di due degli attuali leader della politica neoliberista dell’Unione Europea.
Tra oggi e domani, in due differenti iniziative, il presidente dell’europarlamento e il premier italiano calcheranno il palco della vergognosa kermesse. Una festa in cui vengono celebrate le scelte assunte finora dalle loro forze politiche sul piano nazionale e continentale, baluardi fondamentali per la trasmissione e l’applicazione dei diktat della tecnocrazia europea, a discapito delle fasce popolari delle società del Mediterraneo e dei lavoratori di tutte le periferie produttive. Pse e Pd sono proprio tra i principali artefici del Fiscal Compact, del MES, e del processo di massacro sociale che da Maastricht in poi si abbatte sulle classi più deboli del continente, articolato in maniera più forte e decisa in questi anni in cui la crisi si fa sistema.
A partire da questa mattina quindi un primo segnale si leva alto contro la cortina di fumo che i due signori pensano di poter vendere a orecchie disattente, e quest’insegna a poche centinaia di metri dall’entrata della festa accoglierà anch’essi, perché sappiano che sempre di più sono quelli che conoscono le loro responsabilità e si opporranno alle loro politiche.

Rilanciamo il Controsemestre Popolare e di Lotta per l’autunno
NOI RESTIAMO

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