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Protesta contro il Jobs Act “sgombera” iniziativa del Pd

Ieri sera all’hotel “I portici” di via Indipendenza. Ross@: “Dal Pd svolta autoritaria e antipopolare”. Noi restiamo: “Con Jobs Act lavoro sempre più precario”. La Procura apre subito un fascicolo.

Brutta sorpresa, ieri sera, per il Pd. Il partito di Matteo Renzi, infatti, ha dovuto annullare un’iniziativa elettorale organizzata all’hotel “I portici”, in via Indipendenza, con la partecipazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Sandro Gozi. Questo in seguito alla contestazione scaturita da un presidio contro il Jobs Act convocato da Ross@.

Ricostruisce la serata un comunicato diffuso da Noi Restiamo: “I compagni della campagna Noi Restiamo assieme alla Rete dei Comunisti, al sindacato Usb, a Ross@ e Asia sono entrati nel luogo in cui doveva avvenire la presentazione dei candidati alle elezioni europee del Pd. All’indomani dell’indecente approvazione sulla fiducia, in Senato, del decreto legge ‘Jobs Act’, la nuova trovata per creare posti di lavoro sempre più precario e sempre meno pagato, indetto dal Pd, un nucleo variegato di lavoratori, studenti, occupanti di case e migranti ha occupato la sala e impedito l’incontro contestando questo partito falsamente democratico. Falsamente perchè difende e sostiene il fatto, in maniera completamente autoritaria, che per risolvere i problemi attuali la soluzione sia continuare a supportare il progetto politico dell’Unione Europea, subendo le catastrofiche conseguenze delle politiche di austerità e dominio economico che questa impone”.

Questo, invece, il commento di Ross@: “Non ci meravigliano le reazioni dei dirigenti del Pd e neppure di certi giornalisti che trovano comodo scandalizzarsi sulle modalità di una contestazione rilanciando vecchi e nuovi allarmismi. Quello che cercano di nascondere sono le gravi responsabilità del PD e del suo segretario, Matteo Renzi, che stanno attuando nel nostro paese una svolta autoritaria antidemocratica ed antipopolare. La gravità della situazione è stata confermata ieri dall’ennesimo voto di fiducia richiesto dal Governo sul Decreto Poletti (Job Act). Un decreto e un disegno di legge che precarizza a vita i lavoratori, cancellando tutele e garanzie, favorendo per l’ennesima volta un padronato italiano capace di primeggiare solo nella capacità di ricatto sui lavoratori e nell’evasione fiscale”. Ross@, dunque, promette di andare avanti: “Noi continueremo a promuovere iniziative e organizzazione per dare gambe ad un movimento di resistenza popolare e solidale contro il Governo Renzi e contro il potere e i vincoli che ci vengono imposti dalla Unione Europea, per reagire a questa politica fatta di demagogia e autoritarismo”.

Il Pd di Bologna, nel frattempo, ha fatto reso noto che farà denuncia rispetto ai fatti di ieri sera. Altrettanto celermente, la Procura ha fatto sapere che verrà aperto un fascicolo: verranno contestati i reati di violenza privata aggravata e invasione di edifici.

da zic.it

Provocazioni fasciste alle case occupate Nelson Mandela – via Irnerio 13: il disagio sociale e la guerra fra i poveri

Da due individui invettive contro la casa Nelson Mandela e la presenza di migranti. Asia Usb, Noi restiamo e TerzoPiano: “Violenza fisica scongiurata solo grazie all’arrivo di numerosi inquilini resistenti”.

Nasia2el pomeriggio di oggi si sono presentati all’ingresso delle case occupate due provocatori ch da subito hanno cominciato ad attaccare verbalmente l’esperienza dell’occupazione e la presenza migrante nei percorsi di lotta popolare. Nonostante il tentativo da parte di militanti e occupanti di smorzare i toni, evidentemente i 2 bicchieri al bar di troppo hanno fatto prolungare gli alterchi per parecchio tempo, arrivando quasi alla violenza fisica scongiurata solo grazie all’arrivo di numerosi inquilini resistenti.I due individui moolto probabilmente non appartenevano a nessun gruppo organizzato, tuttavia sono
il segno della permeabilità di parte del tessuto popolare disagiato e triturato dalla crisi economica e dalle politiche comunitarie e nazionali rispetto a discorsi e parole d’ordine di chiara matrice ideologica di destra nazionalista e fascista che tendono a creare la guerra fra i poveri.

Il livello d’attenzione rimane alto e l’episodio mostra come anche nella ricca e rossa Bologna il tessuto popolare se non trova risposte di classe adatte, può scegliere una via di espressione di malcontento reazionaria.

Per questi motivi crediamo che i percorsi di ricomposizione sociale e politica delle classi popolari siano il nostro principale compito in questa fase storica. Percorsi che esistono e si esprimono attraverso le occupazioni abitative, la conflittualità sui posti di lavoro e che si sono espressi nell’importante giornata del 1 maggio.

Asia Usb
Noi restiamo
Cso TerzoPiano

Il primo maggio non si lavora… si costruisce

10253831_689506211109489_417350535517674429_nLa giornata del primo maggio bolognese ha espresso un momento di mobilitazione molto positivo, tanto in termini di partecipazione quanto di pratiche e consistenza del messaggio politico che si è voluto lanciare. La composizione delle iniziative che hanno caratterizzato la giornata ha evidenziato la necessità di costruire percorsi a cui sappiano contribuire molteplici realtà politiche attive nel tessuto urbano, che diano voce e corpo ad un’alternativa che parta da quelle fasce della popolazione sfruttate e allontanate della gestione della “cosa pubblica”.

E sono proprio queste le persone che hanno attraversato il centro di Bologna, in piazze colme di lavoratori, occupanti, precari e studenti, determinati a esigere quello che dovrebbe essere condizione garantita per tutti, il diritto a determinare la propria vita in maniera equa e
dignitosa in tutte le sue articolazioni: il diritto alla casa, al reddito, all’istruzione, alla salute…
Il corteo mattutino, convocato dal sindacato USB, ha sfilato per le vie del centro dimostrandosi agguerrito nell’affermare che il primo maggio, giornata delle lavoratrici e dei lavoratori, non si lavora, sanzionando quegli esercizi commerciali che, forti della capacità di ricatto verso i dipendenti hanno tenuto aperta la propria attività, mettendo in mostra quanto sia scellerata e diffusa ormai la prati
ca di calpestare i diritti dei lavoratori.

E soprattutto, ha saputo indicare in maniera decisa che tutte le nostre rivendicazioni hanno un tratto comune: alla base della privazione dei diritti a cui assistiamo giorno dopo giorno non possiamo che riscontrare il ruolo dell’Unione Europea, polo imperialista che sfrutta i paesi membri tanto quanto quelli esteri per alimentare la propria sopravvivenza nella competizione globale. Un sistema che si alimenta con appetito insaziabile delle misure di austerità e dei diktat finanziari imposti agli stati membri, così come dello sfruttamento delle filiere produttive dislocate strategicamente nei paesi in via di sviluppo.

Il corteo, di fronte al comizio dei sindacati che si rendono complici di questa macchina di sfruttamento – già duramente criticati durante l’iniziativa “no coop” che ha attraversato la cittadella universitaria – come di fronte a tutta la città, ha espresso un messaggio chiaro:
“via i complici della troika”. Questo significa dire basta al susseguirsi di governi non legittimati democraticamente che mettono in pratica il disegno europeo senza guardare in faccia le co
ndizioni oggettive di un paese che soffre.  L’ultimo esempio lampante è il governo guidato da Matteo Renzi, vero e proprio fantoccio che, servo delle banche e degli interessi della borghesia internazionale, impugna a tutto spiano la bandiera europea come orizzonte della democrazia e del progresso. Questa bandiera non possiamo riconoscerla come nostra, non può essere simbolo di una comunità internazionale dei popoli perché quegli stessi popoli sono oggetto e vittima del sistema politico ed economico che si identifica in tale bandiera.

E proprio in questo senso la giornata del primo maggio ha dimostrato cosa significhi per noi “restare”: non si tratta di una firma politica ma della volontà di poter determinare le proprie vite in un contesto in cui libertà, diritti e democrazia non siano solo parole vuote ma condizioni garantite nella pratica, e non essendo costretti a fuggire verso ipotetici paradisi rincorrendo una speranza ormai impossibile di soddisfazione o sopravvivenza personale.

E questo non può che avvenire con uno sforzo collettivo, basato sulla condivisione di analisi, pratiche, progetti e sogni che sappia dare corpo a un’alternativa che è possibile ma osteggiata in tutti i modi dall’avversario politico, dalla gestione dei percorsi di studio al mercato del lavoro fino ai più subdoli metodi di condizionamento della mentalità. Nel complesso la giornata, in tutte le espressioni e le pratiche che l’hanno caratterizzata, ha messo in luce la composizione variegata e meticcia del movimento cittadino, in grado di esprimere conflitto così come ricomposizione “meticcia”, lampante nei cortei e nel pranzo sociale al centro d’accoglienza occupato Lampedusa”. Momento di festa, questo sì, che ha fatto risplendere ancora di più il sole primaverile, celebrando la possibilità di una società e una socialità diverse se solo si potessero abbandonare quelli che sono i cardini del modo di vivere occidentale moderno: individualismo, competizione, diffidenza verso il “diverso”.

E oggi? Oggi guardiamo al futuro, ad una estate che vedrà insediarsi il semestre di presidenza italiana dell’ UE e che, speriamo, troverà la risposta determinata di tutti coloro che non possono più sopportare questo dominio, che vogliono sovvertirlo immaginando alternative politiche non solo per l’Italia ma per tutti i paesi e i popoli che subiscono la stessa sorte.

Noi Restiamo

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Per un Primo maggio di conflitto!

8699697896_cbb3e9e271La manifestazione del primo maggio rappresenta per noi un’altra tappa di quel percorso di lotta che ha visto nelle giornate del 18 e 19 ottobre scorso il momento più alto ed importante del movimento di opposizione alle politiche di austerity nel nostro Paese.

E’ necessario quindi che un blocco sociale composto da lavoratori e lavoratrici di tutti i settori, immigrati, disoccupati, attivisti per il diritto all’abitare e agli spazi di socialità, giovani, precari, studenti e pensionati scenda in piazza unitariamente contestando apertamente le politiche della Troika, del Governo Renzi come di quelli locali che stanno producendo miseria e chiusura degli spazi di democrazia.

Per questo pensiamo sia importante che  il primo maggio sia data visibilità alle lotte per il diritto ad un lavoro e ad una vita dignitosa, per un reddito comunque garantito, per il diritto all’abitare, in difesa degli spazi di socialità e di democrazia.

Il primo maggio cogliamo l’occasione, che qualcuno vorrebbe trasformare in una fiera delle banalità all’interno della quale annullare i diversi interessi in campo, a favore del padronato e di chi produce politiche anti sociali; per rilanciare e dare visibilità a quel conflitto sociale sempre più necessario

Andare oltre il 12 aprile ricomponendo i diversi conflitti contro il nemico comune con cui ci battiamo e che porteremo nelle piazze anche nei prossimi mesi in particolare durante il semestre europeo di presidenza italiana.

Una manifestazione quella del primo maggio che partirà da Piazza di Porta Ravegnana (due torri) e proseguirà per le vie del centro cittadino per concludersi in Piazza xx settembre.
Per quella data, a fronte del diniego del Sindaco di emettere una ordinanza di chiusura delle attività commerciali, è stato proclamato uno sciopero dell’intera giornata per i lavoratori del commercio e che il corteo sosterrà con determinazione nei confronti di vorrebbe comunque rimanere aperto.

PRIMO MAGGIO – ORE 10.00
Bologna, Piazza di Porta Ravegnana (sotto le due torri)

> Prime adesioni:  Unione Sindacale di Base, Ross@, Xm24, Rete dei Comunisti, Asia/USB, Carovana per Bruxelles 2014, Associazione Controcorrente, No People Mover, Centro Studi Occupato Noi Restiamo, Associazione Controcorrente, Lazzaretto autogestito, Partito Comunista Lavoratori

Alla Manifestazione stanno aderendo e hanno garantito la partecipazione anche altre Organizzazioni politiche e sociali

da zic.it

Continua la mobilitazione contro il piano casa: “Sfrattiamo Renzi!”

Ieri la manifestazione di Asia, ricevuta delegazione in prefettura: “Impegnata a farsi portavoce del disagio”.

Dopo il presidio di ieri in prefettura alcuni rappresentanti di Asia Usb e Noi Restiamo sono stati ricevuta da un rappresentante del prefetto.

“La delegazione ha illustrato tutte le contrarietà al decreto – scrive il sindacato in una nota – e ha impegnato la prefettura a farsi portavoce del disagio, che vorrebbe colpire quasi 200 cittadini che fanno parte dell’Associazione e che abita nelle occupazioni arricchendo il territorio dal punto di vista sociale riconosciuto da tutte le istituzioni, presso il Governo Renzi”.

da zic.it

“No ai fogli di via”, manifestazione in Prefettura

Dopo i divieti di dimora per piazza Verdi appuntamento oggi pomeriggio alle 17 in piazza Roosevelt. Attestati di solidarietà da Usb, Tpo, Làbas, Cua, Hobo, Noi Restiamo, Ross@, Rdc, Vag61, Coalizione Sans-papiers e Migranti, Primo Moroni.014

Stamattina, 6 marzo, polizia e carabinieri hanno consegnato a 12 compagni/e dei movimenti bolognesi dei provvedimenti giudiziari per i fatti del maggio 2013 in piazza Verdi. Gli attivisti sono tutti stati colpiti da “divieto di dimora” nel comune di Bologna.

Tra loro c’è Giorgio, noto militante di Asia-Usb, che da anni porta avanti in città la lotta per il diritto all’abitare e per i diritti dei rifugiati, così come compaiono molti nomi di esponenti del Cua e del Tpo.

Con questa azione, che molto ricorda gli arresti di Roma e Napoli di poche settimane fa, la repressione cerca ancora di porre un freno alle lotte di chi reclama casa, reddito e dignità per tutti.

Noi Restiamo Bologna esprime la più ferma condanna a questa azione repressiva e la più forte solidarietà a tutti i compagni e le compagne colpiti in queste ore.

Iinvitiamo tutti e tutte al presidio sotto la Questura , in p.zza Roosevelt, alle 17:00.

Saremo lì per difendere i nostri compagni e le lotte che insieme abbiamo e stiamo portato avanti.

Noi Restiamo Bologna

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Dal confronto politico alla piazza, verso il 12 aprile

Dopo un interessante momento di confronto sul ruolo dell’Unione Europea, ci prepariamo a scendere in piazza a Roma il 12 aprile: contro il neoliberismo, le politiche di austerità gestite dai governi nazionali e la costruzione del polo imperialista europeo

Nella serata di venerd¡, abbiamo dato il nostro contributo alla realizzazione di un dibattito che Ross@ ha riproposto a Bologna sulla falsariga del forum che i compagni del Collettivo Militant avevano coordinato lo scorso weekend a Roma assieme alla rete Noi Saremo Tutto: “Exit Strategy, rompere la gabbia dell’Unione Europea”. Un’occasione ottima per noi, che ci ha consentito di dedicare spazio a un ragionamento d’insieme che sappia riallacciare i fili del discorso su cui da mesi stiamo portando avanti le attività politiche e culturali all’interno del Centro Studio Occupato Terzopiano, e sulla base del quale si innesta la nostra partecipazione ai momenti di lotta e mobilitazione cittadina.

Nello specifico della resistenza all’imposizione della fuga all’estero come scelta obbligata e non come opportunità possibile, un’imposizione mediata con il dispiegamento del meglio del patrimonio ideologico padronale e dei suoi attori, abbiamo individuato un aspetto particolare su cui muovere una campagna di agitazione e di confronto che sappia caratterizzare oggi la questione generazionale come risultante pratica di un processo generale. Un processo i cui protagonisti e artefici sono le frazioni di borghesia che agisconoper la costruzione di un “super-stato” europeo, uno spettacolo al quale non vogliamo assistere supini mentre ne subiamo le conseguenze sulla nostra pelle. Per contribuire perciò alla ricomposizione soggettiva di un corpo sociale precario ed eterogeneo, di fronte alla chiusura di margini di trattativa e mediazione, dobbiamo insistere nell’indicazione della forma che il capitalismo sta assumendo qui ed ora e del piano dello scontro più avanzato che l’avversario di classe sta determinando. Il soggetto da indicare è l’Unione Europea, che modella la divisione internazionale del lavoro a favore delle attuali necessità di settori di classe dirigente, che ordina lo smantellamento del welfare, che cerca di giocare la sua partita nella contesa imperialista dei territori, che cancella diritti e riduce l’accesso per la maggioranza della popolazione a forme di salario diretto e indiretto.

Un ragionamento basato su queste linee guida è stato il nostro portato specifico all’iniziativa di venerdì sera, la quale ha sicuramente contribuito ad aggiungere maggiore comprensione sulla lettura ad ampio raggio di questi meccanismi. Ciò ci ha aiutato a fare ulteriore chiarezza su come declinare il nostro intervento politico nel prossimo futuro, rivolgendo uno sguardo anche ai momenti di mobilitazione nazionale che consideriamo più avanzati, e all’interno dei quali andare a trovare possibili interlocutori. Già la manifestazione del 12 aprile è sicuramente un appello a cui non vogliamo mancare. Dobbiamo però riconoscerne alcuni limiti. La costruzione delle giornate nazionali di ottobre era risucita a dare una voce unica alle rivendicazioni del sindacalismo conflittuale, ai movimenti per l’abitare, alle lotte dei comitati territoriali che si battono contro la devastazione dei territori. Questo allora poteva essere il momento opportuno per alzare l’asticella del confronto, indicando la regia di comando che determina le scelte dei governi nazionali ad essa complici. Per questo intendiamo condividere la nostra presenza in piazza con chi, nella pur giusta e condivisa lotta contro la precarizzazione del lavoro e per un reddito minimo garantito, non vuole arrendersi alla possibilità di uno scontroche sia veramente politico.

O ci arrendiamo all’idea che la partecipazione politica delle fasce popolari subisca l’egemonia delle retroguardie nazionaliste e reazionarie, che cercano di riaffermare le proprie istanze in un momento storico in cui le frazioni di borghesia transnazionale detengono le redini del comando, o apriamo spazi di confronto a sinistra che sappiano individuare le forme che si sta dando l’attacco di classe dall’alto nel contesto della centrificazione europeadurante la crisi. La soluzione non sta né nel tornare indietro né nell’andare avanti, ma nel cambiare strada e uscire dal sistema capitalista!

NOI RESTIAMO

“No al career day”, blitz sulla torretta del ponte Matteotti

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Il 4 e 5 marzo si celebra a Bologna il matrimonio tra università e aziende, tra offerta e domanda di lavoro. Questa dovrebbe essere la candida immagine del Career Day, almeno secondo la martellante campagna mediatica che come ogni anno l’Unibo ci ha costretti a subire per mesi. Un circo che terrà banco in un contesto in cui l’Italia registra un tasso di disoccupazione giovanile del 43%, in cui il lavoro atipico è il paradigma di smantellamento delle tutele per la dignità e la sicurezza dei lavoratori, in cui il patrimonio industriale e produttivo sta venendo letteralmente mandato in fumo da questa crisi, in una guerra silenziosa ma non priva dei suoi cadaveri. Non ci è quindi andata giù l’idea di essere ancora una volta le scimmiette di questi saltimbanchi, e oggi ci prendiamo anche noi lo spazio in città per dare visibilità alle voci e alle speranze degli studenti, per squarciare la tela di questa buffonata di cui vorrebbero renderci taciti attori. Dall’alto della torretta di ponte Matteotti lanciamo una chiamata al mondo della precarietà giovanile, perché possa trovare qui un megafono attraverso il quale parlare i suoi linguaggi, portare i suoi contenuti, rivendicare le proprie aspettative in antitesi alla trama ideologica padronale scritta per il padiglione 31 del distretto fieristico. Lanciamo il nostro bengala anche agli studenti delle scuole superiori, che negli stessi giorni vengono portati in gita nella pancia del mostro, e ci auspichiamo che possano coltivare un’alternativa alla negazione di futuro e alla differenziazione sociale che verrà proposta loro negli stand fieristici.

Ci vorrebbero far credere che la soluzione alla crisi di questi anni sia un mercato del lavoro dominato da precarizzazione selvaggia, come proposto nel Jobs Act renziano, a tutto guadagno di chi può spremere un dipendente fino a estrarne tutto l’utile possibile e poi buttarlo via come un giocattolo vecchio. Fanno passare tutto questo immaginario reazionario nella mente degli studenti con un’iniezione mediatica, culturale e ideologica, abituandoli sempre più a “rincorrere l’occasione”, che sia uno stage, un contratto schiavista camuffato da progetto, il miraggio dell’espatrio all’estero verso paradisi che oggi non esistono. Le generazioni che subiscono tutto ciò hanno invece bisogno di sottolineare il ruolo determinante assunto nell’attuale scenario di crisi occupazionale dalla suddivisione internazionale del lavoro, nelle forme in cui da decenni si è andata a delineare con l’avvio del processo antidemocratico di accentramento continentale, accelerato dalla competizione dei mercati nella crisi e dalla frantumazione del mondo unipolare verso la costruzione del polo imperialista europeo. Per di più, un evento come il Career Day assume rilevanza particolare in una città come Bologna, dove trova la sua sede il Bologna Process, tassello fondamentale nella costruzione di questo scenario, e dove il rettore dell’università è in prima fila ad offrire il proprio ateneo, e quindi migliaia di vite, come cavia da laboratorio per la riforma Gelmini, che della dismissione dell’istruzione pubblica ed egualitaria ha fatto un cavallo di battaglia, del lucroso rapporto dei privati nei dipartimenti e del profitto sulla pelle degli studenti una bandiera. Fintanto che non rinnegheranno, combatteranno e stravolgeranno tuttò ciò, finchè protagonista del loro operato non sarà il mondo della formazione, della ricerca in senso solidale e negli interessi delle generazioni che subiscono la crisi e ne risultano escluse dal proprio stesso futuro, in competizione impari tra le parti, nessun rettore e nessun ministro di governo potrà parlare di studenti e istruzione senza sapere di mentire.

Non ci pieghiamo quindi a questo modello assassino di organizzazione del lavoro, di cui il Career è il tempio ideologico per il quale università e aziende non disdegnano di spendere soldi a valanga, lanciamo anche su Bologna la manifestazione nazionale che attraverserà la capitale il 12 aprile, che sarà un’aperta dichiarazione di opposizione e conflitto agli apparati che stanno imponendo a livello sociale europeo austerity, disoccupazione e criminalizzazione delle lotte, che si incentrerà ancora una volta su reddito e lavoro, due questioni che non vediamo affatto contrapposte – come vorrebbero governo e poteri forti – soprattutto afronte di una disoccupazione di massa e di un lavoro sempre più precarizzato con la complicità dei sindacati concertativi.

Studenti, lavoratori, disoccupati, giovani precari bolognesi per la campagna “Noi restiamo”

Occupazione via Toscana, dopo il presidio “un piccolo passo”

Ieri manifestazione davanti alla sede della Carisbo, che è proprietaria dell’immobile. Asia-Usb: “L’apertura al dialogo che chiedavamo da un’anno ai rappresentanti della banca è stata presa in considerazione”.

asia3Un piccolo passo sul cammino per il diritto all’abitare

Gli sviluppi,  grazie al centinaio tra militanti dell’Asia-Usb Bologna e  “Noi Restiamo” che  insieme a gli abitanti delle occupazioni  di via Toscana e via Irnerio hanno dato vita al presidio davanti alla sede della Carisbo di via Farini, ci rendono moderatamente ottimisti.

L’apertura al dialogo che chiedavamo da un’anno ai rappresentanti della banca è stata presa in considerazione e le proposte che la delegazione di Asia-Usb  e abitanti di via Toscana hanno portato al tavolo con i rappresentanti dell’istituto bolognese verranno riferite ai vertici che si occupano dell’immobile occupato.

E’ un piccolo passo, ma necessario, per rompere quel muro che era stato costruito intorno alle lotte per il diritto all’abitare della nostra città.

Ora la palla passa all’Amministrazione comunale troppo timidamente nascosta in questi mesi, si faccia carico delle sue responsabilità e mantenga fede nella costruzione di quel tavolo di trattative con  Prefettura,Comune, Asia-Usb  e proprietari degli stabili occupati, che chiediamo da mesi,  di sanare le occupazioni e per rispondere alla richiesta di soluzioni abitative e Diritto all’abitare di tutti i cittadini che risiedono sul territorio bolognese.

Ma la nostra battaglia di resistenza e di richiesta che il diritto all’abitare venga applicato, non si conclude certamente qui .

La Campagna “SUPPORT THE SQUAT”  che abbiamo lanciato il 21 febbraio con il presidio sotto l’ Ospedale S.Orsola, proprietario della stabile occupato di via Irnerio, e proseguito ieri con quello sotto la Carisbo, Continuerà con l’assemblea cittadina  “DALLE OCCUPAZIONI ALLA CAROVANA” che il 26 Febbraio porteremo in via Zamboni  38 e  toccherà le tematiche della cittadinanza e dei diritti negati, da quello all’abitare a quello della libera circolazione dei migranti e alla dignità  per, ormai, tutti i cittadini ,a proseguire la serata  festa di finanziamento per le occupazioni .

La Casa è un diritto non ci fermeremo.

Asia-Usb 

da zic.it

Comunicato Cso Terzopiano

A una settimana di distanza dal presidio agli uffici amministrativi della proprietà dello stabile di via Irnerio e alla loro dichiarata e chiara intenzione di avviare la procedura di sgombero a tutti i costi, si è svolta oggi una nuova giornata di lotta e rivendicazione sotto il comune di Bologna.

Con gli occupanti di via Irnerio 13 e delle scuole Ferrari, ASIA-USB e gli utenti dell’aula studio abbiamo palesato le nostre intenzioni: una richiesta di incontro con la giunta per avere risposte sull’emergenza abitativa e sulla requisizione degli stabili sfitti. Per tutta risposta il consiglio comunale riunito a Palazzo D’Accursio concede un incontro con l’assessore alla cultura Ronchi: evidente il tentativo di non prendere sul serio le rivendicazioni portate dal presidio. E’ per questo che un gruppo di compagni e di abitanti resistenti sono entrati nella sala di consiglio e l’hanno interrotto, esigendo di avere un confronto quantomeno con gli assessori competenti Malagoli e Frascaroli che negli ultimi mesi hanno speso belle parole e promesse di mediazione e disponibilità. Eppure la risposta è stata di chiusura: la presidente dell’assemblea, come riportano i giornali, si rifiuta di dialogare in quanto sostiene che “finchè manterranno questo atteggiamento, io non intercederò per loro”, mentre fuori del palazzo, al tentativo del presidio di portarsi all’interno, la risposta è esemplificata da spintoni con gli scudi e calci da parte delle “forze dell’ordine” schierate in gran numero.

E’ stata solo la determinazione della delegazione in consiglio comunale e del presidio che non si è disperso dopo i momenti di tensione a costringere al confronto l’amministrazione comunale tramite l’assessore Malagoli. Ancora una volta sono state portate le richieste del movimento di lotta per la casa: moratoria sugli sfratti, sanatoria per le occupazioni abitative presenti sul territorio, ma soprattutto la requisizione degli stabili sfitti come soluzione all’emergenza abitativa in atto.

A quanto pare però l’amministrazione cittadina non è determinata ad assumere posizioni e responsabilità politica, di cui sarebbe investita, di fronte alla cittadinanza e alle problematiche sociali, mantenendo una linea di ambiguità che nei fatti favorisce il profitto privato e gli speculatori, rifiutando anche solo di prendere in considerazione soluzioni concrete e reali: e’ proprio all’interno di questa cornice che leggiamo lo scarico di responsabilità fra l’amministrazione, la prefettura e la proprietà. E’ per questo che crediamo che la costruzione di un’alternativa reale alle problematiche sociali, politiche e culturali non possa che continuare a svilupparsi all’interno delle lotte e degli spazi che vedono il confronto e l’organizzazione collettiva come punto centrale nonostante le difficoltà, gli errori e le carenze possibili. E’ questo lo stimolo che sta alla base del Cso Terzopiano, come di tutti quei cantieri ed esperienze che al proprio interno siamo riusciti e stiamo facendo vivere, a partire dall’aula studio passando per le proeizioni, l’atelier, Radio Machete, i momenti di socialità, il tentativo di mantenere un livello di discussione politica alta e inclusiva nell’assemblea settimanale e la quotidiana collaborazione con ASIA per la gestione dell’occupazione.

“Noi Restiamo” rimane la nostra parola d’ordine ora più che mai, perchè percepiamo il bisogno di dare continuità a percorsi di dialogo e crescita politica laddove questi vengono consapevolmente negati dalle istituzioni nazionali e continentali, relegando le classi popolari a spettatori inermi su cui scaricare i costi del mantenimento dello stato di cose presente, ponendo oramai di fronte a scelte obbligate: restare e subire o rincorrere il sogno di migrazioni impossibili. E’ proprio questa catena che vogliamo e dobbiamo spezzare, dando forma ad altre scelte, ad altri modelli di vita e società che invece crediamo possibili e che non si arresteranno davanti a minacce di repressione o sgomberi. Non abbiamo la presunzione di essere sufficienti a farci carico di una rivendicazione totalizzante e onnicomprensiva, il solo modo per continuare questo percorso è la connessione e la solidarietà tra esperienze e lotte già presenti e radicate così come in via di strutturazione. Dare organicità a ciò che si muove nel panorama antagonista deve essere l’obiettivo di chiunque voglia impostare un discorso che sia nel più puro dei sensi politico, e in questo senso percepiamo l’importanza di segnali come l’appuntamento lanciato dalla mensa popolare “eat the rich” per un pranzo in solidarietà all’occupazione di via Irnerio mercoledì 22 a Vag 61. Così come il rapporto intrecciato con il comitato No People Mover, che denuncia un’altra realtà di sfruttamento dei contributi pubblici per la realizzazione di opere inutili e dispendiose.

Ribadiamo pertanto la nostra determinazione a non cedere di un passo nella nostra lotta, tanto quella per mantenere lo spazio conquistato in via Irnerio quanto la prospettiva più generale che costruiamo e continueremo a costruire a dispetto di ogni porta chiusa che troviamo sulla nostra strada.

Centro Studio Occupato TerzoPiano